ROMA Allarmante, preoccupante. Ma non scientificamente certo. Agostino Di Ciaula è il coordinatore del Comitato scientifico nazionale dei 'Medici per l’ambiente' (Isde), oltre che presidente dell’Isde Puglia. I numeri che hanno elaborato mettono i brividi, ma non consentono una parola definitiva.
Dottor Di Ciaula, i vostri dati sono sconcertanti, a cominciare da quelli che riguardano Corleto Perticara, ma non solo... Sì. Preoccupanti.
Si può ipotizzare come motivo di quei vertiginosi aumenti una causa ambientale? In quel paesino e intorno non c’è null’altro che il Centro Oli, cos’altro potremmo immaginare di diverso dalla causa ambientale? Detto questo, come tutti i dati epidemiologici di questo tipo, è indubbio che ci sia bisogno di rigorosi approfondimenti e anche nel tempo.
Perché? Una cosa è accertare queste variazioni appunto nel tempo e a lungo, altra è verificare dal punto di vista epidemiologico la correlazione con un danno ambientale.
Non sarebbe già dovuto esser stato fatto? Certo. Infatti è il passaggio che manca.
Sembra che in Basilicata non abbiano soldi per farlo. Hanno un sacco di soldi. Pensi alle
royalties. In realtà, fra l’altro, a sentir loro l’avrebbero anche fatto. Ma i dati istituzionali, in tutta sincerità, non si sa quanto siano affidabili.
Questi grandi aumenti registrati in tutta la Basilicata di certe patologie, al di là delle loro cause, dottor Di Ciaula, hanno situazioni simili nel nostro Paese? Ci sono le determinazioni dello studio 'Sentieri': hanno trovato percentuali simili, su scala più vasta, anche nella Terra dei fuochi o a Taranto. Il punto è che in Basilicata, dove il grosso sta fuori dai Sin, le aree contaminate non sono state esaminate, né studiate. Senza misurazioni ambientali attendibili e senza misurazioni biometriche attendibili, è difficile poi stabilire rapporti.
Come si potrebbe cominciare? Mettere insieme tutti i paesi della Val d’Agri, costruire un pool di dati e vedere cosa viene fuori dal punto di vista epidemiologico.
E perché non si fa? Non abbiamo a disposizione i dati grezzi...
Pino Ciociola © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista