PERCOSSI
Si considera «un facilitatore», Rocco Bellantone, l’ordinario di Chirurgia generale all’Università Cattolica e membro del Consiglio Superiore di Sanità, appena nominato commissario dell’Istituto superiore di Sanità. «Mi impegnerò perché la scienza non sia fine a se stessa, ma al servizio dell’uomo», dice, per difendere «il tempio» dell’Iss e le «eccellenze che vi lavorano».
Come intende realizzare questo obiettivo?
Il mio ruolo sarà quello di facilitatore, perché veramente l’Iss è un tempio dove ci sono fior di scienziati. Devo solo far sì che loro possano impiegare tutto il loro tempo per far ricerca, evitandogli tutte le grane che possono incorrere. E poi, altro mio compito, è far capire all’opinione pubblica che cosa è l’istituto, perché secondo me è molto conosciuto tra gli addetti ai lavori ma pochissimo o per niente tra la popolazione. Invece, visto che tra i tanti suoi compiti ce ne é uno fondamentale, quello della sorveglianza sanitaria, della formazione e dell’educazione sanitaria, sarebbe importantissimo diffondere meglio l’utilità degli uomini e delle donne che vi lavorano.
Cosa è che secondo lei non è arrivato alla gente?
Non si conosce bene il fatto che i suoi laboratori sono dei centri di eccellenza mondiale. Non voglio e non posso fare nomi, ma le assicuro che ci sono dei posti che non hanno nulla che a che invidiare ai migliori centri di ricerca nel mondo. Da lì escono delle ricerche che sono fondamentali per la comprensione dei meccanismi di malattia e quindi per la riduzione dei rischi. Poi credo che – e non lo si è fatto in passato – bisognerebbe cercare a tutti i costi un accordo con il ministero dell’Istruzione per lavorare insieme sulla formazione. Penso, infatti, che tutto il problema delle droghe, dell’alcolismo, del fumo e dei cattivi stili di vita fino ad arrivare al bullismo sia poco affrontato a livello educativo. Già alle elementari, infatti, ci dovrebbero essere dei momenti in cui i bambini, e poi i ragazzi delle medie e liceo, capiscano bene come è fatto il nostro organismo e quali danni incredibili posso creare dei cattivi stili di vita o degli abusi. Sarà una delle prime cose che farò, chiederò un progetto agli scienziati che si occupano di questo all’interno dell’istituto. Il mio compito è politico, per questo cercherò di confrontarmi con il ministro della Salute per capire se riusciamo a creare un serio programma di educazione sanitaria in Italia.
Nelle sue parole torna un tema più volte sottolineato quando era preside di Medicina alla Cattolica...
L’uomo deve essere al centro di ogni nostra azione. Devo ancora entrare bene nella realtà dell’istituto, ma so che esiste un comitato etico molto attento. Immagino, perciò, che tutte le problematiche etiche siano affrontate con serietà e sono convinto - mi batterò perché questo avvenga - perché all’interno dell’istituto ci sia una scienza non fine a se stessa ma per l’uomo.
Però quando la scienza deve rapportarsi con la politica non è sempre così facile. Lo si è visto durante il Covid.
Ho molto apprezzato il lavoro dell’Iss durante la pandemia perché è stato rigoroso, serio e pacato. Invece quello che ho visto, e non mi piaciuto per niente, è da un lato che certa politica non ha recepito al meglio i messaggi che venivano dall’Iss e dalla scienza in genere. E, dall’altro, che c’erano dei rappresentanti del mondo medico che pretendevano di essere loro i decisori. Non funziona così. La scienza deve dare tutte le informazioni possibili e immaginabili affinché si possano fare le scelte migliori, poi le decisioni le prende la politica, quella sana, perché deve valutare oltre quello che dice la scienza quali sono i riflessi etici, socio-economici. Tutte queste sono questioni a cui non può rispondere la scienza, ma il politico avveduto circondato dai maggiori esperti in questo campo.
Pensa che siano state prese a volte decisioni troppo rigide?
L’Iss non ha preso decisioni, ha dato informazioni e le ha date in maniera molto pacata. Ho apprezzato fortemente che non ci sia mai stato nessuno dell’Iss, salvo che il suo presidente, che sia andato in tv. Che invece la politica abbia preso a volte delle decisioni esagerate, di questo ne sono convinto, ma ripeto a volte. Ho visto cose che si potevano anche evitare.
Pensa che il Covid sia finito? Prevede un autunno di restrizioni?
Non va dimenticato che siamo immersi in un mondo fatto da migliaia di virus e batteri. Il Coronavirus è uno di questi ed ha causato una tragedia immane. Ma purtroppo, e qui il lavoro dell’Iss e di tanti scienziati che se ne occupano è prezioso, sono migliaia i batteri che potrebbero creare delle situazioni anche peggiori del Covid. È ovvio che non si deve abbassare la guarda, il che non significa che si debbono prendere decisioni restrittive rapidamente. Però è un bene che tra ministero della Salute e Iss ci sia una cabina di regia settimanale, che tiene sotto controllo la situazione ed è pronta a dare l’allerta in caso di problematiche che richiedono interventi.
Quali altre sfide vede all’orizzonte?
Quella contro i batteri antibiotico resistenti. È un problema che pochi conoscono, al di là degli addetti ai lavori, ma stiamo andando sempre più a scontrarci con dei ceppi batterici che non rispondono agli antibiotici oggi in commercio. Questo è legato ad un cattivo uso degli antibiotici in passato, usati a sproposito, e all’eccessiva ospedalizzazione. La gente vuole rimanere in ospedale perché si sente più protetta, ignorando che l’ospedale è luogo dove ci sono i germi peggiori.