martedì 11 giugno 2019
Trasferimento improvviso per i 180 ospiti. Di loro 50 verranno spostati in Sicilia. L'ira del sindaco Merola: nessuno ci ha avvertito
L'Hub di Bologna chiude, la protesta in via Mattei
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Manutenzione straordinaria. Questa la motivazione ufficiale dello sgombero dell’hub regionale di via Mattei a Bologna di cui si parlava da qualche mese, ma i cui tempi sono stati resi noti dalla prefetto Patrizia Impresa solo il 7 giugno, tramite un’intervista rilasciata a un quotidiano locale.
È così che tutte le parti coinvolte hanno appreso dello sgombero dei circa 180 ospiti. Cinque giorni di preavviso sia per il Comune di Bologna, sia per i titolari e richiedenti protezione internazionale presenti all’interno, ma anche per i lavoratori del Consorzio Arcolaio, gestore della struttura dal 2014. Mentre, di solito, le "manutenzioni straordinarie" creano occasioni di lavoro, in questo caso il rischio è che ne faccia perdere 35: «Prima di quella data nessun accenno ci era mai stato fatto sulla necessità di manutenzione, che è diventata repentina al punto di prevedere la chiusura immediata della struttura» fanno sapere, con una nota, le Cooperative che aderiscono al Consorzio.

Il contratto per la gestione dell’hub, in realtà, era in scadenza il 30 giugno, ma era in essere una gara per l’assegnazione della gestione futura, che avrebbe potuto consentire la continuità per una parte dei lavoratori, pur trattandosi di un bando al ribasso.

«La decisione di partecipare ugualmente era stata presa per proporre, insieme ad una rete di soggetti, un servizio adeguato, nonostante le condizioni critiche imposte» dicono i gestori. «Ora, però, sarà difficile ricucire lo strappo che si è creato. Solo dalle parole del prefetto in data 8 giugno abbiamo appreso che il futuro del bando è incerto: potrebbe essere mantenuto o rifatto. Facciamo fatica a comprendere se le manutenzioni improvvise siano il vero motivo di questa scelta, che sembra essere più politica che organizzativa» concludono.

Le prime rassicurazioni da parte delle istituzioni cittadine sono proprio per i lavoratori. Il sindaco Virginio Merola affida le sue dichiarazioni ad un video, pubblicato su Facebook: «Siamo stati messi di fronte al fatto compiuto – dice il sindaco – Senz’altro occorreva rivedere gli spazi di via Mattei, ma il tutto poteva essere fatto evitando le tensioni di questi giorni, semplicemente concordandolo con tutte le parti in causa».

«Per parte nostra – prosegue il sindaco – giovedì 13 giugno abbiamo convocato il tavolo di salvaguardia per i lavoratori del Consorzio l’Arcolaio con l’obiettivo di garantire la stabilità occupazionale, conformemente con quanto previsto nella clausola sociale del bando di gara; abbiamo poi richiesto un incontro ai Cas della Regione e alle famiglie accoglienti, per cercare di tamponare l’emergenza per chi deciderà di non partire».

Infatti, già dalla mattina, gli ospiti, avvisati della possibilità del trasferimento a Caltanissetta, hanno cominciato ad organizzarsi per decidere se accettare o meno la proposta. «Ci siamo attrezzati per offrire consulenza legale gratuita, un po’ di mediazione linguistica, qualche guida sui servizi e gli alloggi presenti in città» racconta una volontaria, accorsa per offrire il suo contributo. «Quasi tutti i richiedenti protezione internazionale provengono da Pakistan e Sri Lanka: molti di loro parlano solo urdu» aggiunge.
Le spiegazioni non sono semplici: «in poche ore queste persone devono decidere del loro futuro» dice. Peraltro, gli ospiti dell’hub sono quasi tutti inseriti in programmi di inclusione sociale e professionale: «per ognuno di loro è stato avviato un percorso, frequentano corsi di italiano. Ma oggi dovrebbe interrompersi tutto. Non è una situazione facile» osserva la volontaria.

«Senz'altro la struttura aveva bisogno di lavori di miglioria e di un ripensamento degli spazi, ma la cosa andava gestita meglio». Verso sera sono pochi i migranti rimasti nella struttura ad aspettare l’arrivo dei pullman per il trasferimento a Caltanissetta. Dei 144 uomini ne restano una cinquantina, per lo più quelli senza contatti sul territorio, alcuni con problemi sanitari. Le sei donne adulte, i due nuclei familiari e i cinque ospiti già con protezione internazionale sono stati accolti, nel frattempo, in altre strutture cittadine. Chi sceglie di non partire non avrà ripercussioni sull'iter della richiesta di protezione internazionale: per tutti è già avviata.

«Il problema è, da un lato, spiegarlo ai diretti interessati, dall’altro si pone la questione, non secondaria, della perdita dell’alloggio e, con esso, della residenza» continua la volontaria. I sindacati e le cooperative hanno chiesto all’assessore al welfare Giuliano Barigazzi di riaprire le strutture utilizzare dal Comune per il "piano freddo", ma subito è giunto il diniego. Nel frattempo, il prefetto fa sapere che i lavori di miglioria termineranno entro l’estate, poi l’hub sarà riaperto, probabilmente come Cas da 200 posti.

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