"Sono convinto che la condizione
essenziale per ottenere buoni risultati sia quella di una
collaborazione efficace con il Parlamento e con le forze
sociali". Non perde tempo il neo ministro del Lavoro e delle
Politiche sociali Giuliano Poletti a dettare il suo metodo:
collaborazione e dialogo. Ed è certo che dovrà usare tutte le
qualità di mediatore che gli vengono riconosciute per affrontare
le nuove sfide che lo attendono. La prima è l'occupazione ancora
in calo (-1,9% dicembre 2013) e quella giovanile sempre più
aleatoria e flessibile con una disoccupazione al 41,6%. Poi ci
sarà tutto il pacchetto legato al Jobs Act, la riforma del
lavoro che Matteo Renzi ha promesso per marzo. Toccherà a lui
vedersela nel ginepraio delle varie forme contrattuali che il
premier vuole ridurre drasticamente e dovrà anche battezzare
l'introduzione di un contratto di inserimento a tempo
indeterminato a tutele crescenti fino a quella generale
dell'art.18 come vuole la maggioranza del Pd.
Sempre sul tavolo del ministro del Lavoro finiranno anche le
160 vertenze di aziende in crisi che il dicastero di Via Veneto
dovrà affrontare insieme al Ministero dello Sviluppo. Altro tema
cruciale per il rilancio dei consumi interni è l'alleggerimento
del cuneo fiscale che deve restituire competitività alle aziende
e più potere di acquisto in busta paga ai lavoratori. Il nuovo
governo, e quindi il suo ministero competente, ha poi ereditato
la vicenda "esodati" generata dalla riforma Fornero delle
pensioni, sulla quale ci sarà ancora da fare degli
aggiustamenti. Sarà poi necessario rinnovare gli strumenti di
sostegno al reddito, in particolare il rifinanziamento degli
ammortizzatori sociali e, nello specifico, la Cig in deroga.
La nomina di Poletti "è stata una sorpresa" ma non troppo se
si pensa che Legacoop, l'associazione che riunisce 15 mila
imprese cooperative e di cui è presidente nazionale, mentre il
Paese era in piena emorragia occupazionale, fra il 2011 e il
2012, ha aumentato i suoi dipendenti da 480.435 a 492.995
(+2,6%). Non a caso il premier Matteo Renzi uscendo
dall'incontro con Napolitano, nel presentare la lista dei
ministri ha detto: "mi piace pensare che nel mandato di Poletti
ci sia anche una delega al Terzo settore dal quale può uscire
una opportunità di cambiamento".
Sessantatrè anni, imolese,due figli, Poletti ha una carriera
tutta trascorsa dentro la politica e il mondo della
cooperazione, che ha scalato fino a diventare presidente
nazionale di Legacoop e, da qualche mese, numero uno
dell'Alleanza delle cooperative.
È stato assessore comunale, vice presidente del circondario
Imolese e consigliere comunale, nonché ultimo segretario della
federazione di Imola del Partito comunista, fino al 1989.
Considerato vicinissimo per anni al presidente della Regione
Emilia-Romagna Vasco Errani e all'ex premier Massimo D'Alema, è
stato uno fra i primi, insieme al mondo della cooperazione, a
guardare con attenzione alle novità portate da Matteo Renzi.
Qualche giorno fa, ad un convegno a Bologna, si diceva
convinto che Renzi fosse l'uomo giusto: "Credo che una cosa cui
dovrebbe guardare con cura questo presidente sia di evitare di
continuare con una produzione legislativa che genera burocrazia,
ostacoli, anziché essere un aiuto allo sviluppo".