giovedì 24 gennaio 2013
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​Nel clima da comizio che ci accompagnerà fino a fine febbraio, le dimissioni del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, travolto dalle polemiche per la sua trascorsa gestione del Monte dei Paschi, diventano in un attimo l’ennesimo argomento di scontro nell’agone politico. Nel mirino c’è il Pd, assediato dalle critiche degli altri partiti, che l’accusano di «contiguità», «favori» e «responsabilità» nel buco miliardario della storica banca toscana, tanto da destra che da sinistra. Nel centrodestra, a dar voce al Pdl è il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «In tutta la vicenda riguardante il Monte dei Paschi, che ha avuto un prestito di circa 4 miliardi di lire, è indispensabile fare pienamente luce anche perché il governo si è svenato con una cifra vicina a quella che viene ricavata dall’Imu». L’equivalenza fra gli introiti fiscali della tassa sulle abitazioni e l’importo dei Monti bond da erogare all’istituto senese è il cavallo di battaglia prediletto di molte fra le dichiarazioni che incalzano il Pd. Cavallo "zoppo", a onor del vero, poiché il prestito del governo non avverrebbe gratis, ma ad un tasso d’interesse del 9% annuo, con punte del 15. Ma il paragone con la tassa più impopolare fa comunque presa e vi ricorrono in parecchi: da destra, l’ex ministro Ignazio La Russa, di Centrodestra nazionale («Il Monte dei Paschi è una banca gestita dalla sinistra e a cui il governo Monti regala 4 miliardi, più della tassa sull’Imu. Ci spieghino perché...»), il leader de La Destra, Francesco Storace (che twitta: «Cianciano, cianciano i compagnucci. Ma il Pd non ha nulla da dire su 4 miliardi tosati agli italiani con l’Imu e buttati al Monte dei Paschi?») e ancora Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Sandro Bondi; da sinistra, fra gli altri, Antonio Ingroia («Il debito cresce e Monti regala soldi a una banca»), Paolo Ferrero e Antonio Di Pietro («È una vicenda torbida e quei 3,9 miliardi sono uno schiaffo ai cittadini»). Un cinguettio su Twitter è il mezzo scelto pure dal segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, per invitare «Monti e Bersani subito in Parlamento per spiegare i favori a Mps e le responsabilità del Pd nella disastrosa gestione della banca». E nella querelle non manca un intervento della guida del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo, che della banca è anche piccolo azionista: «Bersani dice che non ha responsabilità? Ma il Monte dei Paschi è il Pd», che del resto «non è più un partito politico. È una banca, è dentro le multiutility. Se vai a vedere chi gestisce acqua e gas ci sono dentro quelli del Pd...».Dal canto loro, i Democratici si trincerano dietro la palizzata eretta dal segretario Pier Luigi Bersani che, in tour elettorale ad Albano Laziale, dichiara tranchant: «Nessuna responsabilità del Pd, per l’amor di Dio... Il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche». Ma è ancora con un tweet che l’ex ministro pidiellino, ora apparentato alla Lega, Giulio Tremonti, allarga il tiro, mettendo nel mirino anche il governatore della Banca centrale europea: «Date consuetudine a scrivere "lettere apostoliche" e vecchia vasta competenza derivati, stupisce mancata "lettera vigilanza" Draghi a Siena», spara in 140 caratteri. Dall’Eurotorre di Francoforte sul Meno, dove ha sede la Bce, non giunge alcuna replica: il codice di stile delle istituzioni europee suggerisce di astenersi dall’entrare in polemiche nazionali. Ma a ribattere ci pensa ancora il Pd, con Vannino Chiti: «Maroni e La Russa, anziché chiedere strumentalmente a Bersani, cerchino lumi da Tremonti. E già che ci sono, ci rispondano una volta per tutte su quanto è costato ai cittadini italiani salvare dal fallimento la famosa banca della Lega di bossiana memoria...». Fuoco a volontà, insomma, da un lato e dall’altro. Anche se l’esternazione politica più significativa arriva forse in serata da Matteo Renzi, che non difende a spada tratta né Bersani né il Pd: «Ci sono stati 15 anni di cattiva politica, ci sono responsabilità di chi ha governato Siena. Spero che il governo-Bersani che verrà distingua molto bene politica e banche».
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