Non è la prima volta che il Po resta con poca acqua, ma ogni anno che passa la situazione peggiora - Foto d'archivio Ansa
Temperature sopra la media, con punte anche di quattro gradi, piogge troppo scarse per questo periodo, "tesoretto" neve esaurito: un mix letale per il fiume Po che sta causando uno stato di siccità mai visto negli ultimi 70 anni. Con effetti a catena devastanti già per l’agricoltura del bacino padano, e danni stimati per un miliardo, ma con seri rischi anche per il settore idroelettrico – potrebbe scarseggiare l’acqua per raffreddare le centrali – e per i cittadini, con alcuni comuni che potrebbero essere costretti a sospendere l’erogazione notturna di acqua a latitudini dove simili misure non si erano mai viste.
Il quadro, di allarme e preoccupazione, arriva dall’Osservatorio sulla crisi idrica del fiume Po che si è riunito ieri in seduta straordinaria, a Parma, chiamando a raccolta gli esperti dell’Autorità di bacino, che fa capo al ministero della Transizione ecologica, ma anche Regioni, Protezione civile e portatori d’interesse fra i quali Utilitalia, in rappresentanza delle multiutility del servizio idrico integrato, Terna Rete Italia, Anbi, Assoelettrica.
L’esito dell’Osservatorio – che tornerà a riunirsi il 21 giugno – non lascia grandi spiragli di ottimismo. Nel bacino padano il fabbisogno d’acqua è alto, spiega l’autorità, ma tutte le disponibilità sono «in esaurimento» in quella che è una crisi «con valori mai visti da 70 anni». Allo scenario già molto critico, si evidenzia, «si aggiunge la previsione di mancanza di piogge e il persistere di alte temperature sopra la media».
«La situazione sta diventando drammatica – spiega Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (AdbPo) – perché oltre al fatto di avere una portata limitata e le piogge che stanno mancando, abbiamo altri due fattori molto importanti. La temperatura è più alta di due - tre gradi, in alcuni punti anche quattro gradi, rispetto alla media del periodo. E manca completamente la risorsa della neve, quindi il magazzino e lo stoccaggio in montagna» di acqua. Ci sono insomma delle aree che possono rimanere senz’acqua, pertanto «bisogna innescare uno spirito di sussidiarietà tra i territori, per cui i prelievi idrici vanno controllati, vanno verificati, e dobbiamo portare acqua a tutti. Altrimenti dobbiamo intervenire immediatamente con la Protezione civile».
Le spie d’allarme sono molte. La neve sulle Alpi è totalmente esaurita sia in Piemonte sia in Lombardia. I laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (fa eccezione il Garda). Le colture, nonostante l’avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell’irrigazione (esempio in Lombardia), sono tuttora in sofferenza e Coldiretti stima perdite per un miliardo di euro.
Si accentua anche la risalita del cuneo salino con un impatto non indifferente su habitat e biodiversità. In quelle aree del Rodigino e del Ferrarese l’irrigazione è tuttora sospesa o regolata in modo minuzioso nel corso della giornata. C’è un centinaio di comuni in Piemonte e 25 in Lombardia (nella provincia di Bergamo) in cui Utilitalia chiede ai sindaci eventuali sospensioni notturne per rimpinguare i livelli dei serbatoi con ordinanze mirate a un utilizzo estremamente parsimonioso dell’acqua.
La siccità incide anche sul settore idroelettrico: al momento le criticità legate al pescaggio dell’acqua di raffreddamento delle centrali termoelettriche sono in ripresa, però in prospettiva, guardando alle prossime settimane, Terna attesta la progressiva scarsità di risorsa utile per un raffreddamento adeguato.