venerdì 21 febbraio 2014
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Dna da imprenditrice, cresciuta dalla gavetta al top-management dell'azienda di famiglia, e formata nel vivaio di Confindustria. Una industriale corteggiata dalla politica. Federica Guidi, classe 1969, modenese, nel Governo Renzi prende le redini del ministero dello Sviluppo, un ruolo chiave nelle sfide del rilancio dopo la una lunga crisi economica, e soprattutto nel gestirne le ferite: sono 160 i tavoli sulle crisi industriali aperti al ministero. Con i riflettori accesi, in questi giorni, dalla vertenza Electrolux al futuro dello stabilimento chiuso da Fiat a Termini Imerese. Figlia d'arte: il padre è Guidalberto Guidi, per un decennio storico vicepresidente di Confindustria, proprietario della Ducati Energia. In azienda, si racconta, Federica è entrata nel 1996, e pare abbia iniziato dal basso, "dalle fotocopie", per assumere via via ruoli di responsabilità fino ai vertici. Il gruppo ha il cuore a Bologna, e produzioni anche in Romania, Croazia, India, Argentina. In Confindustria Federica Guidi è partita da incarichi nella sua Emilia Romagna ("abbiamo sempre vissuto in campagna, a Montale di Castelnuovo Rangone", raccontò) per poi arrivare alla presidenza dei giovani imprenditori, gli under 40 di via dell'Astronomia, dal 2008 al 2011. Una esperienza che le consentirà di aprire un filo diretto tra il mondo dell'impresa ed il governo.    In politica il suo nome è ricorso più volte, da indiscrezioni, come una persona che Silvio Berlusconi avrebbe voluto al suo fianco: nel 2012 quando si diceva che il cavaliere era alla ricerca di un volto nuovo in vista delle politiche 2013, ed ancora alla fine dello scorso anno quando si era parlato ancora di una "vice" su cui puntare per un'immagine più fresca e vincente della nuova Forza Italia. Lei smentì ogni ipotesi di ingresso in politica. "Se il Paese avesse bisogno di me sarebbe un brutto segnale per il Paese", ha detto nell'agosto 2012. Sul fronte delle sfide che dovrà affrontare in via Molise, tra le questioni calde che rientrano nel settore tv e tlc, che dovrebbero rimanere di competenza del ministero dello Sviluppo economico, c'è sicuramente l'asta delle frequenze del digitale terrestre, che ha una base di partenza di circa 90 milioni di euro. A gestire la procedura, che dovrebbe concludersi entro l'estate, sarà proprio il ministero. Tra gli altri temi c'è però anche la questione Telecom, con l'eventuale scorporo della rete che non era stato affatto escluso dal governo Letta, nel caso i necessari investimenti per lo sviluppo della banda ultralarga dovessero languire, e lo sviluppo dell'Agenda digitale, che il precedente esecutivo aveva affidato al Commissario Francesco Caio. Per quanto riguarda invece l'energia, il ministero da tempo segue la realizzazione della Strategia energetica nazionale, a cui sono legati temi come un maggiore sfruttamento degli idrocarburi, un forte impegno sull'efficienza e lo sviluppo di nuove infrastrutture. Da tempo si discute anche della riorganizzazione della rete di distribuzione dei carburanti, nonché della riforma del mercato dell'Rc Auto. Il tema liberalizzazioni, infine, si intreccia con quello delle privatizzazioni, in particolare per quanto riguarda il settore postale.
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