Dna da imprenditrice, cresciuta dalla
gavetta al top-management dell'azienda di famiglia, e formata
nel vivaio di Confindustria. Una industriale corteggiata dalla
politica. Federica Guidi, classe 1969, modenese, nel Governo
Renzi prende le redini del ministero dello Sviluppo, un ruolo
chiave nelle sfide del rilancio dopo la una lunga crisi
economica, e soprattutto nel gestirne le ferite: sono 160 i
tavoli sulle crisi industriali aperti al ministero. Con i
riflettori accesi, in questi giorni, dalla vertenza Electrolux
al futuro dello stabilimento chiuso da Fiat a Termini Imerese.
Figlia d'arte: il padre è Guidalberto Guidi, per un decennio
storico vicepresidente di Confindustria, proprietario della
Ducati Energia. In azienda, si racconta, Federica è entrata nel
1996, e pare abbia iniziato dal basso, "dalle fotocopie", per
assumere via via ruoli di responsabilità fino ai vertici. Il
gruppo ha il cuore a Bologna, e produzioni anche in Romania,
Croazia, India, Argentina.
In Confindustria Federica Guidi è partita da incarichi nella
sua Emilia Romagna ("abbiamo sempre vissuto in campagna, a
Montale di Castelnuovo Rangone", raccontò) per poi arrivare alla
presidenza dei giovani imprenditori, gli under 40 di via
dell'Astronomia, dal 2008 al 2011. Una esperienza che le
consentirà di aprire un filo diretto tra il mondo dell'impresa
ed il governo.
In politica il suo nome è ricorso più volte, da
indiscrezioni, come una persona che Silvio Berlusconi avrebbe
voluto al suo fianco: nel 2012 quando si diceva che il cavaliere
era alla ricerca di un volto nuovo in vista delle politiche
2013, ed ancora alla fine dello scorso anno quando si era
parlato ancora di una "vice" su cui puntare per un'immagine più
fresca e vincente della nuova Forza Italia.
Lei smentì ogni ipotesi di ingresso in politica. "Se il Paese
avesse bisogno di me sarebbe un brutto segnale per il Paese",
ha detto nell'agosto 2012.
Sul fronte delle sfide che dovrà affrontare in via Molise,
tra le questioni calde che rientrano nel settore tv e tlc, che
dovrebbero rimanere di competenza del ministero dello Sviluppo
economico, c'è sicuramente l'asta delle frequenze del digitale
terrestre, che ha una base di partenza di circa 90 milioni di
euro. A gestire la procedura, che dovrebbe concludersi entro
l'estate, sarà proprio il ministero. Tra gli altri temi c'è però
anche la questione Telecom, con l'eventuale scorporo della rete
che non era stato affatto escluso dal governo Letta, nel caso i
necessari investimenti per lo sviluppo della banda ultralarga
dovessero languire, e lo sviluppo dell'Agenda digitale, che il
precedente esecutivo aveva affidato al Commissario Francesco
Caio. Per quanto riguarda invece l'energia, il ministero da
tempo segue la realizzazione della Strategia energetica
nazionale, a cui sono legati temi come un maggiore sfruttamento
degli idrocarburi, un forte impegno sull'efficienza e lo
sviluppo di nuove infrastrutture. Da tempo si discute anche
della riorganizzazione della rete di distribuzione dei
carburanti, nonché della riforma del mercato dell'Rc Auto. Il
tema liberalizzazioni, infine, si intreccia con quello delle
privatizzazioni, in particolare per quanto riguarda il settore
postale.