Il governo ha trasmesso al ministero
per i Rapporti con il Parlamento l'emendamento al ddl corruzione
sul falso in bilancio. Il testo, a quanto si apprende, non
prevede più soglie di non punibilità né in percentuale né
rispetto al volume d'affari mantenendo una distinzione solo tra
società quotate e non quotate e abbassando la pena per queste
ultime da un minimo di uno ad un massimo di cinque anni di
detenzione (contro i 2-6 previsti in primo momento). Resta invece 3-8 anni la pena per le non quotate e
la perseguibilità del reato d'ufficio. All'impianto del testo mancherebbero ancora i pareri di alcuni ministeri. In generale il testo sul falso in bilancio è stato oggetto in queste settimane di un
confronto con il ministero dello Sviluppo economico per il nodo
delle tutele da garantire alle società più piccole e più esposte
ad errori. Resta inoltre da chiarire se a questo punto
l'emendamento del governo approderà direttamente in Aula o
passerà prima in commissione Giustizia al Senato dove è in corso
l'esame del ddl anticorruzione. Nei giorni scorsi l'intenzione
del governo di presentarlo direttamente in aula aveva prodotto
frizioni in particolare con Forza Italia.
Grazie alla "cura" Berlusconi che risale al 2001-2002 il falso in bilancio puntio sino a due anni dai 5 originari, non permette ai pm di chiedere l mcirospie. Proprio questa fu ai tempi della riforma una delle principali critiche dei magistrati impregnati a combattere i reati finanziari. Una condizione che adesso si ripresenterebbe visto che l'utilizzo delle microspie è consentito solo per reati che siano puniti con pene superiori ai cinque anni. La riforma Berlusconi prevedeva inoltre soglie di non punibilità dell'1 e del 5% che adesso verrebbero invece eliminate.