La Caritas aiuta i più deboli - Francesco Zizola per la campagna dell'8 per mille
Un fondo a sostegno della Caritas Italiana, aperto alla generosità di tutti gli italiani. Ma anche una rimodulazione dei servizi, adattati alle direttive del governo per la prevenzione del contagio e alle inedite esigenze create dalla pandemia. Dopo la donazione di 100mila euro da parte del Papa per le opere di solidarietà a favore di chi rischia di essere ancor più dimenticato durante questa crisi, e i 10 milioni dai fondi 8xmille con i quali la Cei ha subito contribuito ad alimentare il fondo emergenza coronavirus, l’istituzione caritativa della Chiesa italiana chiama a raccolta tutti quelli che vorranno aiutarla – anche con poco – per non interrompere il flusso di aiuti, di opere e di presenze accanto ai poveri e agli emarginati in tutta Italia. «Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili – informa una nota - Caritas Italiana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie». Tre i canali utilizzabili:
- Conto corrente postale n. 347013 di Caritas Italiana (Via Aurelia 796-00165 Roma)
- Donazione online tramite il sito www.caritas.it
- Bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”):
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La Chiesa italiana ha promosso un momento comunitario, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di domani, giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia.
«L’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 – spiega Caritas Italiana - oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà. Accanto al lavoro encomiabile di medici e infermieri, le Caritas diocesane, grazie all’inesausto impegno dei volontari, non cessano di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc)».
Le Caritas diocesane hanno rimodulato i loro servizi per adeguarli alle indicazioni governative, senza lasciare indietro le richieste dei più fragili, ma dando forma alla “fantasia della carità” sollecitata da Papa Francesco. Molte le dimensioni di intervento operanti sul territorio: Ascolto: in sinergia con istituzioni e altre realtà locali sono stati attivati servizi domiciliari di consegna di generi di prima necessità (farmaci, cibo, ecc.), promossi numeri verdi diocesani e contatti telefonici diretti con le persone sole; Accoglienza: nelle città in cui ci sono grandi numeri di senza dimora sono state reperite nuove strutture, in modo da ridurre i numeri nelle attuali ed evitare i focolai; Attenzione: la Caritas non trascura il monitoraggio della difficile situazione delle persone nelle zone colpite dal terremoto in centro Italia, che si trovano ancora oggi a vivere in strutture provvisorie e in situazioni di promiscuità forzata, spesso con condivisione dei servizi igienici; Ricettività: un aiuto per l’alloggio dei molti infermieri e medici che dal sud si trasferiscono al nord per dare una mano; Conforto: emerge un bisogno legato alla dimensione del lutto, sia come sostegno psicologico alla sua elaborazione per chi non ha potuto stare vicino ai propri cari o per gli operatori/volontari che hanno vissuto la scomparsa dei malati, sia come appoggio economico per chi non può far fronte alle spese funerarie; Contrasto alla povertà educativa: attenzione verso quelle famiglie con figli in età scolare che hanno difficoltà con la didattica a distanza, sia per mancanza di ausili informatici, sia per assenza di competenze informatiche.
«In molti casi – dichiara il Direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu - si è dovuto far fronte a problematiche nuove. Abbiamo attivato servizi domiciliari per la distribuzione di pasti e di beni alimentari, numeri verdi per raccogliere i bisogni delle persone costrette in casa, anziani soprattutto. Abbiamo dato supporto alle persone senza dimora impossibilitate a seguire le direttive del Governo sulla quarantena, e seguito situazioni specifiche, come ad esempio quella dei circensi, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, e dei rifugiati. Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali - conclude don Soddu -. Sta emergendo il volto bello dell’Italia che non si arrende. Come comunità ecclesiali siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato papa Francesco nell’Angelus di domenica 15 marzo, a “riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”».