mercoledì 18 settembre 2024
La peggiore siccità degli ultimi 40 anni ha devastato i raccolti dell'Africa meridionale lasciando senza cibo 68 milioni di persone. Dopo la Namibia, anche lo Zimbabwe sacrifica i suoi pachidermi
Un gruppo di elefanti all'interno del parco Hwange in Zimbabwe

Un gruppo di elefanti all'interno del parco Hwange in Zimbabwe - Reuters

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Due orecchie grandi, ma non abbastanza per volare. Quattro zampe forti, ma non così veloci per scappare. E poi quella proboscide che non sa più trovare né acqua né cibo. La savana non è solo spazi immensi, tramonti dai colori surreali ed elefanti in libertà. Oltre i safari, i documentari, il sogno bucolico ogni giorno uomini e animali, nel cuore dell’Africa, lottano per la vita contro la siccità, il caldo, la carestia. E lottano anche tra loro.

In Zimbabwe, per la prima volta dal 1988, verrà consentito l’abbattimento di 200 elefanti. Il ministro dell’Ambiente la settimana scorsa ha dichiarato che nel Paese ci sono «più elefanti del necessario». Lo Zimbabwe ospita più di 84.000 elefanti, circa il doppio della capacità stimata. E se, da un lato, questa è un'ottima notizia per la protezione di una specie a rischio di estinzione, dall’altra parte la salvaguardia degli animali diventa un altro problema da gestire in momenti di crisi idrica e alimentare. La sovrappopolazione della fauna aumenta la rapidità di esaurimento delle risorse.

Un elefante può arrivare a mangiare anche 150 kg di sostanze vegetali al giorno. La siccità ha già colpito i pachidermi: tra agosto e dicembre del 2023 all’interno del parco Hwange, il più grande dello Zimbabwe, sono morti più di 160 esemplari. Lo stesso è accaduto in Botswana dove 300 elefanti sono morti per disidratazione. Sono anche aumentati gli episodi di bracconaggio. Gli animali si spingono ai limiti dei parchi in cerca di risorse e si trovano in zone più difficili da proteggere. Al contempo la popolazione è stremata dalla fame e quindi ha bisogno di cibo o di soldi e per questo caccia animali protetti. In questo senso la pianificazione degli abbattimenti da parte dei governi può evitare l’aumento della caccia illegale e la messa in pericolo della sicurezza della specie.

Un provvedimento simile è stato preso recentemente in Namibia. Le ragioni alla base sono le stesse. L’uccisione di 157 animali selvatici ha prodotto circa 63 tonnellate di carne, secondo il governo namibiano, che sono state distribuite alla popolazione. In previsione verranno abbattuti in totale 700 esemplari, di cui 83 elefanti e 300 zebre. Il piano prevede l’intervento solo in zone fortemente in crisi dove la presenza di animali selvaggi sta peggiorando la condizione delle risorse idriche e dei pascoli. Mentre il numero di elefanti in Zambia è diminuito rispetto alle indagini precedenti, le popolazioni in Angola, Botswana, Namibia e Zimbabwe sono aumentate.

L’obiettivo è anche quello di ridurre l’esasperazione del conflitto tra popolazione locale e animali selvaggi. É una lotta per proteggere un campo, un pozzo, una mandria di buoi. Così è nato anche il sodalizio tra il Wild Africa Fund, organizzazione per la protezione faunistica selvatica, e il Tikobane Trust, associazione comunitaria che riunisce i villaggi dentro e intorno al parco di Hwange. È stato brevettato un repellente per elefanti a base di peperoncino, aglio e uova marce. Si tratterebbe di un prodotto non tossico che viene usato per costruire dei recinti olfattivi che dovrebbero allontanare i pachidermi dai villaggi. Ma sembra non bastare.

Le aree arancioni e rosse mostrano l'aridità del suolo in Africa meridionale

Le aree arancioni e rosse mostrano l'aridità del suolo in Africa meridionale - NASA

Il febbraio appena trascorso è stato il meno piovoso da quando sono iniziate le rilevazioni nel continente africano, ovvero dal 1981. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, a febbraio Zimbabwe, Botswana e Zambia – ma anche Malawi e Mozambico – hanno ricevuto meno del 20% delle precipitazioni che normalmente si verificano nella regione durante il mese. La quasi assenza delle piogge nei mesi invernali è dovuta all'intensificarsi degli effetti di El Niño. Si tratta di un fenomeno meteorologico ricorrente che innalza le temperature dell’Oceano Pacifico generando eventi estremi, amplificati dal surriscaldamento globale, in tutto il mondo. In questo caso El Niño nel 2023 ha portato nell'Africa centro meridionale una siccità devastante.

Il presidente dello Zambia a marzo annunciando l’emergenza nazionale aveva affermato che oltre il 45% delle colture del paese era già andato perso. In Zimbabwe la situazione non è molto diversa: a dicembre 2023 il governo ha stimato un dimezzamento della produzione di grano (da 2,3 milioni di tonnellate a 1,1) con la previsione di dover importare oltre un milione di tonnellate da i paesi confinanti. La crisi non è momentanea, l’osservatorio delle nazioni unite stima che l'emergenza della siccità dovrebbe durare almeno fino a gennaio 2025. Il governo dello Zimbabwe durante l’estate ha messo in atto un programma di assistenza alimentare per le famiglie più povere, le misure dovrebbero essere estese fino a marzo 2025.

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