Per uscire dalla mega-matassa in cui è rimasto avviluppato, il governo ripartirà da zero. Dopo una battagliata riunione della Giunta per il regolamento di Montecitorio e una fitta rete di contatti intercorsi per tutto il giorno, la decisione finale è arrivata a sera: nel Consiglio dei ministri di stamani, convocato prima delle dichiarazioni che Berlusconi farà alle 11 alla Camera, sarà approvato un nuovo disegno di legge sul rendiconto generale dello Stato per il 2010. I dettagli sono stata spiegati da Ignazio La Russa: sarà cambiato l’articolo 1 respinto martedì, ha precisato il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, mentre gli altri articoli rimarranno uguali.Dovrebbe bastare questa soluzione per superare lo stallo provocato da una complessa situazione regolamentare, quasi senza precedenti (salvo quello, a scrutinio segreto, del governo Goria nel 1988, che però si dimise subito dopo). Nella Giunta del regolamento le opposizioni tutte (che lì sono in maggioranza) hanno insistito nel sostenere che il no all’art. 1 rende impossibile l’esame delle altre parti del provvedimento. Di fatto, per il pd Gianclaudio Bressa «è l’intero rendiconto che è stato bocciato e, quindi, non può più essere all’ordine del giorno della Camera». E poiché il rendiconto rappresenta un passaggio fondamentale nella definizione del bilancio, «oggi siamo alla paralisi dello Stato», ha aggiunto. Peraltro, il pidiellino Giuseppe Calderisi ha rinfacciato una «forzatura» anche al presidente Fini, che ha subito convocato la giunta «nell’assunto che il no all’art. 1 potesse precludere il seguito dell’esame dei restanti 17 articoli, in cui è contenuta la vera sostanza». E l’imbarazzo istituzionale, a base di codici e cavilli, ha contagiato anche il Senato, alle prese invece con un altro documento economico, la Nota di aggiornamento al Def 2011. Per le opposizioni, essendo stato bocciato il consuntivo dell’anno scorso, non aveva senso votare un documento sull’anno in corso. Una tesi contraddetta però da Luigi Casero: per il sottosegretario all’Economia «non c’è una relazione imminente» tra i due fatti. Da qui la richiesta delle opposizioni di una sospensiva, che è stata respinta e le ha indotte poi ad abbandonare l’aula durante la votazione sulla risoluzione di maggioranza.