Sarà anche simpatico, l’Apprendista Stregone, peccato che abbia le idee confuse. Fa ricorso al grande libro della magia per un’incombenza piccina piccina, come se per lavare il pavimento non bastasse l’olio di gomito. Poi, quando la situazione gli sfugge di mano, non trova di meglio che aggredire a colpi d’ascia la ramazza alla quale ha conferito poteri sovrannaturali. Il risultato è che le ramazze si moltiplicano. La favola la conosciamo, se non altro grazie ai cartoni animati di Fantasia. Quello che ancora non abbiamo capito, forse, è che ci riguarda da vicino: noi, il nostro rapporto con il diritto, i diritti si trasformano in idoli. E il rischio che un’opposizione troppo rigida non faccia altro che inasprire il confronto, suscitando barriere e chiusure.“Il rovescio del diritto” è il gioco di parole che fa da insegna a un incontro destinato a segnare un punto fermo nel Meeting di quest’anno. Più ancora del titolo, è il sottotitolo ad appassionare: “I nuovi diritti”, niente meno, vale a dire quell’esplosione di rivendicazioni individuali che, come ricorda il costituzionalista Andrea Simoncini, è andata di pari passo con la drammatica contrazione dei diritti sociali alla quale abbiamo assistito negli ultimi decenni. «Con il paradosso – aggiunge lo studioso – che il diritto, concepito per contrastare la prepotenza dell’uomo sull’uomo, viene ora adoperato per abolire ogni limite. L’illusione di cancellare qualsiasi vincolo porta a stabilirne di più forti, perché tutto dipende dallo Stato, che a sua volta deve soddisfare ogni pretesa».Tecnicismi? Niente affatto, perché il sistema del diritto, conclude Simoncini, è il gigantesco selfie con cui la società rappresenta se stessa. Prendiamo gli Stati Uniti, terra di ogni libertà. Da lì, e più precisamente dall’Università di Notre Dame, nell’Indiana, proviene il professor Orlando Carter Snead, che nella sua relazione ripercorre con schiettezza il cammino attraverso il quale, nel corso del XX secolo, la Chiesa è giunta a fare proprio il linguaggio dei diritti umani. «Il criterio dominante è stato quello della cautela – ricorda –, non verso i diritti in quanto tali, ma verso il fondamento da cui derivano. Un elemento che avrebbe ripreso in momento come l’attuale. Oggi, infatti, una visione impoverita dell’uomo dà luogo a una retorica dei diritti che si ripercuote con gravi conseguenze nel campo della bioetica pubblica». Da qui il selfie per cui la persona è ridotta a mera volontà e il corpo viene considerato uno strumento da piegare alla realizzazione dei propri progetti, che si tratti di un figlio su misura o della morte a richiesta.Ma non è in questo senso che entra in scena l’Apprendista Stregone. A suggerire l’analogia è il giurista Tomaso Emilio Epidendio, assistente di studio alla Corte Costituzionale. Intervento coltissimo, il suo, e molto sottile, che perviene a una conclusione di estrema chiarezza: demonizzare i nuovi diritti, prenderli a colpi d’ascia, sarebbe a questo punto una scelta sbagliata e controproducente, che verrebbe interpretata come una sterile imposizione di limiti e proibizioni. «Davanti a una questione come quella delle unioni omosessuali – esemplifica – la strada da percorrere è semmai quella della testimonianza, nella convinzione che presto o tardi la realtà si affermerà in tutta la sua evidenza, inducendo a un ripensamento. Nel frattempo, però, occorre vigilare perché non sia limitata la libertà di nessuno». Il “mito del diritto mite”, insiste Epidendio, si sgretola davanti ai fatti. «In tribunale, quando si pronuncia la sentenza, c’è sempre qualcuno che piange», dice. È il lato oscuro del diritto, e dei diritti, che i cristiani hanno il dovere di smascherare, riaprendo il dibattito sul fondamento dei valori. La vera sfida, adesso, si consuma nel cuore dell’uomo, come aveva già compreso Jorge Mario Bergoglio nella sua missione di arcivescovo di Buenos Aires. «La sua riflessione sulle dinamiche della corruzione è un testo esemplare, anche dal punto di vista giuridico», conclude Epidendio.