Ansa
«Dobbiamo lavorare per facilitare il dialogo tra Washington e Teheran e chiediamo loro un impegno senza precondizioni» e orientato «al compromesso». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio riferisce al Senato sulla crisi del Golfo e sulla situazione in Libia. E sul fronte delle critiche interne mette in guardia dalle «polemiche di corto respiro», sulle quali deve prevalere «una visione lungimirante e condivisa, in politica estera non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. E non si tratta di cerchiobottismo o ingenuità». L’Italia, insiste il titolare della Farnesina, «l’equilibrio ce l’ha nel dna».
«Più l'Italia è unita più efficace è l'azione politica»
Di Maio ricorda come l'«instabilità diffusa» in Libia, Iran e Iraq, «tocca da vicino gli interessi nazionali» e perciò «quanto più lì l'Italia sarà unita e compatta tanto più riuscirà a mettere in campo un'efficace azione politica». Nel Mediterraneo, avverte, «non esistono scorciatoie militari, che non producono soluzioni sostenibili». In Libia una missione europea «sarebbe un passo importante per fermare le interferenze esterne», anche perché «gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile». L’Italia «ha stigmatizzato tutte le ingerenze esterne», ha detto il ministro, ribadendo che «è fondamentale mantenere il cessate il fuoco e riportare la crisi su un binario politico». E anche grazie all’«incessante lavoro» di Roma è stata possibile la conferenza di Berlino, rivendica, sottolineando la complessità della situazione. «Nessun Paese da solo può pensare di risolvere la crisi». Sul versante mediorientale, Di Maio ha smentito che l’Italia non fosse stata informata dagli Usa dopo l’attacco a Sulemaini. Il governo considera «prioritaria» la sicurezza dei nostri militari in Iraq. E Roma ospiterà in primavera «una plenaria ministeriale della coalizione internazionale anti-Isis in Iraq». Il presidente iracheno sarà, ha annunciato Di Maio, nell’Urbe nei prossimi giorni.
Guerini: il Libia pronti a responsabilità importante
Sempre oggi il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini ha parlato alle Commissioni Difesa di Camera e Senato. La Nato può «rappresentare la futura dimensione dell'intervento internazionale in Iraq, andandosi a sostituire progressivamente alla coalizione, replicando il modello attuato in Afghanistan», ha detto. Mentre in Libia, all’esito dei risultati della conferenza di Berlino, «la Difesa è pronta ad assumersi una responsabilità importante», essendo quella del Paese nordafricano «un'area la cui stabilizzazione non può prescindere dalla presenza dell'Italia». I recenti avvenimenti a Tripoli «ci impongono una riflessione su una possibile rimodulazione del nostro sforzo militare». Anche in questo scenario «si potrebbe ipotizzare un intervento internazionale per dare solidità alla cornice di sicurezza, nel rispetto di un'eventuale richiesta di supporto avanzata alla comunità internazionale». Guerini ha anche detto che sulla missione Sophia, attualmente congelata, ci sarà una decisione a marzo. Comunque «va fatto ogni sforzo» perché le navi impegnate nell'operazione «tornino a svolgere il compito essenziale di porre un freno al continuo afflusso di armamenti a favore delle fazioni in lotta in Libia». Sul campo, ha proseguito Guerini, nonostante il fatto che il controllo di Sirte da parte del generale Haftar esponga maggiormente Misurata alle sue mire, «non sembrerebbero sussistere ad oggi minacce dirette nei confronti del nostro contingente in loco».