Hong Kong, con la sua maestosa skyline punteggiata da grattacieli scintillanti, incanta e affascina milioni di visitatori ogni anno. Di più, è addirittura la città più vista del mondo, con ben 30 milioni di visite annuali. La sua lunga serie grattacieli, oltre che l’accostamento di antico e moderno, offre una moltitudine di scorci mozzafiato che rappresentano alcune delle manifestazioni più sublimi di paesaggio urbano del nostro pianeta.
Tuttavia, dietro questa facciata luminosa, si celano i contrasti di una città profondamente contraddittoria. Mentre alcuni abitanti godono di un lusso sfrenato derivato dai profitti del capitalismo finanziario di cui Hong Kong è uno dei principali santuari mondiali, circa metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il costo della vita è tra i più alti al mondo, e raggiunge record impressionanti per quel che riguarda il mercato immobiliare.
Hong Kong sorge infatti su un territorio piuttosto piccolo di per sé, che per giunta è in gran parte non edificabile per via della sua natura montuosa; ciononostante, in questo poco spazio vivono quasi 7 milioni di persone, che necessariamente finiscono per ammassarsi in veri e propri formicai umani iper-verticali dove in molti non riescono a permettersi più di uno spazio di un letto in appartamenti senza privacy o addirittura in vere e proprie gabbie, in condizioni realmente disumane. La più elementare applicazione della legge della domanda e dell’offerta porta l’affitto di piccoli appartamenti sui 45 metri quadri intorno ai 3000 euro, al punto che persino un manager con uno stipendio che in Europa risulterebbe assolutamente elitario, si trova a dover fare i conti necessari a capire che cosa resta nella tasche di chi vuole continuare a sfidare questa giungla verticale in una gara per la sopravvivenza che il più delle volte è persa in partenza.
È un contrasto che disturba, quello di Hong Kong, e che stride con l’aspetto estetico formidabile di una vera e propria foresta di cemento che sorge in questo territorio che, al termine della transizione iniziata nel 1997 e prevista fino al 2047, passerà totalmente sotto il controllo della Cina.
La notte Hong Kong luccica, la sua skyline illumina a giorno le acque di Victoria Harbour, e indubbiamente affascina per questa sua estrema verticalità, per le sue luci e per tutto ciò che la fa sembrare una specie di Manhattan asiatica, apparentemente un luogo dalle mille possibilità. Eppure a un occhio attento non sfugge il suo lato oscuro, il buio di un sistema economico mondiale che esalta le diseguaglianze e misura il valore degli esseri umani sulla base di cosa possono permettersi, un sistema che ha in questa città uno dei suoi santuari mondiali.
Hong Kong resta comunque una città molto affascinante forse anche per questo, perché è in grado di mostrare all’uomo le storture del sistema economico moderno portato ai suoi estremi. Inoltre, con l’avvicinarsi del definitivo assorbimento nella Cina, questa città sicuramente avrà molto altro da raccontare: la trasformazione che la attende è sicuramente più grande di quella che possiamo oggi immaginare. Ma questa, è un’altra storia.
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