martedì 7 aprile 2015
Consiglio dei ministri a palazzo Chigi. La Cgia di Mestre: tagli agli enti locali per 25 miliardi. Comuni in rivolta per la local tax. Fi attacca Renzi: "è un illusionista".
Tutte le riforme per la flessibilità Ue
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È cominciata a Palazzo Chigi alle 14 la riunione del Consiglio dei ministri che ha all'ordine del giorno l'avvio dell'esame del Def. Il premier smentisce subito l'ipotesi di un aggravio per le tasche dei cittadini. "Non ci sono tagli e non c'è aumento delle tasse. Da quando siamo al governo l'operazione costante èdi riduzione delle tasse" ha detto al termine del cdm, precisando che si è trattato di un incontro preliminare e che il testo verrà licenziato venerdì. Renzi ha poi precisato che nel con il def nel 2015sono state ridotte tasse per "un ammontare di 18 miliardi di euro: 10 dagli 80 euro e 8 dai provvedimenti sul lavoro. Dobbiamo aggiungerci anche i 3 miliardi di clausole di salvaguardia".
Il premier decide di presentarsi alla stampa per far sì che il messaggio, dopo quelle che definisce le "stravaganti osservazioni dei sindaci" di queste ore, arrivi forte e chiaro ai cittadini: "Questo Def - scandisce il premier - è un Def che non è una manovra, di quelle che alla fine prendono i soldi dalle tasche dei cittadini". Dopo aver disinnescato le clausole di salvaguardia previste nella legge di stabilità firmata Enrico Letta, assicura Renzi, anche quelle previste nel 2015 "saranno totalmente eliminate", scongiurando un nuovo aumento dell'Iva o delle accise sulla benzina. Sono nette, dunque, le rassicurazioni del presidente del Consiglio a sindaci e amministrazioni locali. "Li incontreremo prima di venerdì" spiega, sottolineando da un lato come nel 2015 non dovranno affrontare nuovi tagli, ma non tralasciando di ricordare - dall'altro - che la spending review andrà avanti nel 2016 e nel 2017. "Sono stato sindaco e presidente di Provincia, ricorda Renzi dicendosi pronto "a un confronto all'americana" con gli ex colleghi". La revisione della spesa, comunque, nel ragionamento del premier non è e non deve essere un tabù: "Non è il tentativo di fare del male ai cittadini" di intervenire "sulla loro carne viva", ma quello "di usare al meglio i loro soldi" e sradicare "le inefficienze della Pubblica amministrazione". Alla voce spending review il Governo fa "prudenzialmente" corrispondere "lo 0,6% di Pil nel Def", circa dieci miliardi, pur puntando - ammette - a "un margine migliore". Prudenza, sottolineata dal Governo anche in fatto di stime per la previsione della crescita. "Abbiamo una crescita prevista dello 0,7%" nel 2015, che arriverà al +1,4% nel 2016 e al +1,5% nel 2017. Quanto al taglio  delle tasse, il premier prende tempo. "Se saremo nelle condizioni, le ridurremo nel 2016" con la legge di stabilità". La prudenza del premier non viene però apprezzata dalle opposizioni. "Matteo Renzi dei miracoli: cancella le clausole di salvaguardia, non mette nuove tasse, non fa tagli. E chi è, Mandrake?", si domanda sarcastico su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio. Non meno duri i parlamentari del M5S: "Basta leggere tutte le ultime previsioni sfornate dal governo stesso per comprendere che Renzi è un bluff - attaccano -  il buio oltre le slide".
Di contro la Cgia di Mestre ammontano ad oltre 25 miliardi "i taglì decisi dal 2011 ad oggi da parte dei governi, nei confronti di Regioni ed enti locali". Nelle casse dei sindaci la sforbiciata raggiunge quest'anno gli 8,3 mld di euro, mentre per le Regioni a Statuto ordinario la quota dei mancati è di 9,7 mld, e per quelle a Statuto speciale è di 3,3 mld. Per le Province la riduzione dei trasferimenti è stata di 3,7 mld. Fi attacca: da Renzi "giochi di prestigio, illusionismo, bolle mediatiche". Il ministro Lorenzin commenta: "Non mi aspetto sorprese, stiamo lavorando sulla riduzione degli sprechi".
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