martedì 16 gennaio 2024
Due barche sparite nel nulla e l’allarme lanciato dai familiari che non hanno più notizie dei giovani partiti sei giorni fa. La guardia costiera conferma: continueremo a cercarli
Il recupero dei corpi nel naufragio di Cutro, nel 2023

Il recupero dei corpi nel naufragio di Cutro, nel 2023 - ANSA

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Sono spariti nel nulla. Due barche con il loro carico umano inghiottite dal mare. Sono in tutto una settantina fra uomini, donne e bambini i dispersi (o morti) di cui non si hanno più notizie. La prima barca era partita dalla Tunisia, nella notte tra il 10 e l’11 gennaio. Sono saliti a bordo di una piccola imbarcazione che avrebbe dovuto portarli in Italia, presumibilmente a Lampedusa, dopo poche ore di navigazione. Invece non è stato così per una quarantina di tunisini, tutti giovani, con un’età compresa tra i 14 e i 30 anni. Di loro, però, non c’è più traccia da 6 giorni: i familiari hanno infatti lanciato l’allarme dopo aver perso tutti i contatti con chi era sulla barca. Le ricerche della Guardia Costiera di Sfax, dicono ancora le autorità tunisine, in coordinamento con la Marina militare, si concentrano nel tratto di mare tra la stessa cittadina di Sfax e Mahdia.

Sono invece 4 giorni che non ci sono più notizie di un altro barchino, questa volta partito molto probabilmente dalla Libia, e avvistato per l’ultima volta il 12 gennaio scorso da un aereo di Frontex in area Sar maltese. «Dove sono? - scriveva su X il giorno dopo Alarm Phone - Ieri mattina abbiamo perso i contatti con un’imbarcazione in pericolo che trasportava dalle 36 alle 45 persone in viaggio verso Lampedusa. Le autorità sono state allertate ma non forniscono informazioni e finora non abbiamo notizie del loro arrivo sull’isola italiana». Due giorni dopo la stessa Ong ripeteva l’appello, sottolineando di non aver più notizie: «Frontex e la Guardia Costiera Italiana hanno cercato invano l’imbarcazione. Parenti preoccupati ci chiamano e hanno urgentemente bisogno di risposte».

Malgrado una prima notizia di stop delle ricerche, la Guardia costiera conferma invece che andrà avanti con le operazioni “in modo continuativo” con “l’impiego di mezzi navali anche della Guardia di Finanza e aerei di Frontex e assetti maltesi”. E continua ad essere trasmesso a tutte le navi in transito nella zona il messaggio satellitare di allerta. Purtroppo però, ammettono le autorità italiane, al momento «non è stato individuato il barchino segnalato, né ulteriori elementi in mare riconducibili al natante o ai suoi occupanti».

Le ricerche andranno dunque avanti. È la prima, doppia, tragedia del 2024 sulla rotta della morte, la più letale, quella del Mediterraneo centrale, tra il Nord Africa e l’Italia. Una rotta che solo nell’anno appena concluso ha visto morire 974 migranti mentre altri 1.372 sono stati dichiarati dispersi. Il drammatico bilancio viene costantemente aggiornato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Ma il 2023 è stato anche l’anno record di arrivi irreglari nell’Ue: in tutto 380 mila, il 17% in più rispetto all’anno precedente, facendo registrare il livello più alto dal 2016. Lo ha reso noto Frontex. La maggiore quota di arrivi (41% del totale) è stata registrata proprio nell’area del Mediterraneo centrale, dove l’incremento rispetto al 2022 è stato del 49%.

Secondo i dati dell’agenzia europea, lo scorso anno gli arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale - che vede l’Italia in prima linea - sono stati complessivamente 157.479. L’agenzia per il controllo delle frontiere esterne segnala inoltre che nel 2023 è cresciuto molto il flusso di migranti provenienti dall’Africa occidentale, giunti a rappresentare il 47% del totale degli arrivi irregolari. Ed anche il numero dei minori non accompagnati è aumentato considerevolmente raggiungendo quota 20 mila, il 28% in più rispetto al 2022. I numeri comunicati confermano la tendenza a una consistente crescita dei flussi registrata negli ultimi tre anni «e indicano la dimensione della sfida a cui si deve far fronte nella gestione delle frontiere esterne», ha detto il direttore esecutivo di Frontex Hans Leijtens. «Confermiamo il nostro impegno nel mantenere la sicurezza e l’integrità dei confini Ue ma – ha detto ancora Leijtens - è altrettanto importante affrontare gli aspetti umanitari del fenomeno. Questi numeri non rappresentano solo statistiche ma persone reali».

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