La Cassazione svela le carte con un giorno di anticipo sulla questione delle competenze sull’applicazione della legge Severino, e la tensione sale alla vigilia delle elezioni regionali, movimentata quanto mai dall’attesa lista dei candidati 'impresentabili' che oggi la commissione Antimafia dovrebbe mettere nero su bianco. A Palazzo Chigi la linea è quella di andare avanti, senza soffermarsi troppo sullo scoglio che interessa in prima persona il candidato governatore della Campania del Pd, Vincenzo De Luca. Non resta che attendere il verdetto delle urne, dicono nell’entourage renziano, confidando negli elettori, il cui comportamento, a questo punto, sfugge alle previsioni dei sondaggi. Così si cerca di 'congelare' i calcoli sugli effetti dell’ordinanza che affronta il caso de Magistris, ma è destinata ad avere ripercussioni anche sul sindaco di Salerno, il quale, però, è certo che non ne verrà scalfito. Di fatto, invece, nel Pd già si è fatto il calcolo del tempo che De Luca avrà a disposizione – se eletto – per formare la giunta e affidare a un vicepresidente l’incarico che potrebbe essergli sottratto per un anno e mezzo dalla magistratura ordinaria, in attesa della sentenza della Consulta, alla quale subito farebbe ricorso. Ma De Luca, condannato per abuso di ufficio, esclude che la legge Severino possa riguardarlo. «È applicabile solo per chi è stato già eletto e non per chi viene eletto per la prima volta», dice il candidato del Pd. Quindi «il problema della Severino è superato» e «non verrò sospeso». In ogni caso, sottolinea il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, «rispetteremo la legge, come abbiamo sempre fatto. Non si tratta di prendere tempo ma di rispettare la legge». Boschi ricorda che «ci saranno passaggi successivi all’elezione» e «non comportano esclusivamente responsabilità del presidente del Consiglio». Spetterebbe, infatti, al prefetto procedere alla sospensione del mandato di De Luca. D’altronde, incalza il presidente dell’Autorità nazionale antimafia Raffaele Cantone, «il presidente del Consiglio farà le sue valutazioni» di fronte a una legge che lo stesso Cantone definisce «utilissima». Anzi, insiste, «il nostro obiettivo è diffonderla». Se dunque tra i pochi nomi trapelati dalla lista dell’Antimafia, il 'pezzo forte' per oggi è proprio quello del Pd, in attesa dell’elenco completo, Silvio Berlusconi si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Noi siamo garantisti e io distinguerei tra persone e persone. Se uno sa di essere accusato ingiustamente, mi sembra giusto non si ritiri. Mi sembra comunque che questa volta il problema sia soprattutto della sinistra che ha tre presidenti di Regioni impresentabili», dice in un’intervista a
Rainews24. Chi si aspetta oggi la deflagrazione di una bomba è il Movimento cinque stelle, che attende tra le polemiche la pubblicazione dei nomi da parte della commissione presieduta da Rosy Bindi. Per i pentastellati «è intollerabile l’omertà» che avrebbe fatto slittare a oggi le rivelazioni. Troppo a ridosso del voto. «I cittadini devono sapere chi è rinviato a giudizio o condannato per mafia – dice Francesca Businarolo, capogruppo grillina alla Camera – . M5S lo ribadisce: fuori i nomi». Oggi, insiste, si vedrà che «le nostre liste sono pu-lite, saranno candidati di altri partiti a essere sostenuti da impresentabili». Un problema «di Renzi, o semmai di Berlusconi, probabilmente non della Lega», per la deputata pentastellata. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, con il candidato in Campania, Vincenzo De Luca