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Dopo la nascita del governo Conte-bis, non c’è solo il fine vita fra i temi che la nuova maggioranza giallo-rossa è chiamata a riprendere in Parlamento. È una lunga lista che, assieme alla prossima manovra, già da sola vale un programma di governo, anche se alcuni testi saranno verosimilmente accantonati.
Riforme costituzionali. C’è il taglio dei parlamentari (rilanciato ieri dal 'Blog delle Stelle') che attende solo l’ultimo, il quarto via libera della Camera. Ma non solo: più difficile è l’iter della riforma che introduce il referendum propositivo, visto che dopo il primo ok della Camera il 21 febbraio (passato col no del Pd e l’astensione di Leu) il testo si è arenato al Senato, anche se la vecchia maggioranza giallo-verde aveva accolto in commissione parte degli emendamenti di opposizione. Ha invece superato solo il primo giro di boa l’ultima riforma costituzionale, condivisa in maniera trasversale, sul voto ai 18enni per eleggere il Senato. Quanto al taglio delle indennità parlamentari, il Pd s’è detto favorevole a un intervento, ma in un quadro più ampio che comprenda anche una riforma proporzionale della legge elettorale.
Salario minimo. È il cavallo di battaglia di M5s, eppure il ddl è fermo da mesi in commissione Lavoro del Senato, bloccato dal disaccordo con la Lega che temeva ricadute sul mondo produttivo. Contro la proposta grillina si sono schierate tutte le parti sociali, tranne i sindacati autonomi e di base. Anche il Pd ha presentato una proposta di legge, più tarata sul rispetto dei contratti collettivi nazionali. Ora va trovato un compromesso.
Chiusure domenicali. Tra i provvedimenti bloccati in Parlamento (in commissione Attività produttive della Camera, per la precisione) c’è anche la proposta per le chiusure domenicali dei negozi, patrocinata da M5s. Il tema è considerato divisivo.
Conflitto d’interessi. Inserito nel contratto di governo (malvisto però dalla Lega), in commissione Affari costituzionali della Camera era atteso un testo base che unificasse le varie proposte di legge, di cui due a firma M5s (l’ultima depositata a fine giugno da Fabiana Dadone, ora diventata ministra della Pubblica amministrazione).
Acqua pubblica. A chiudere le norme bandiera del Movimento, c’è il testo sulla gestione pubblica dell’acqua. Da diversi mesi giace in commissione Ambiente di Montecitorio. Più volte calendarizzato per l’aula, non è mai arrivato ad essere votato. La consonanza con il Pd potrebbe ora sbloccarlo.
Separazione carriere dei magistrati. La proposta di legge d’iniziativa popolare è stata presentata a febbraio da Forza Italia, ma ha visto schierati su fronti diversi i due ex alleati di governo, con la Lega favorevole e i 5 stelle più critici. Il Pd è diviso e i renziani sono favorevoli. Nel maggio 2019 è nato addirittura un intergruppo parlamentare sul tema.
Codice della strada. Approvata in commissione Trasporti della Camera, la riforma del Codice della strada (che prevede una stretta sull’uso del cellulare alla guida) non è ancora giunta all’esame dell’aula.
Polizia locale. In commissione è stata depositata una proposta targata M5s: si attendeva un analogo ddl del governo che però non è mai stato varato.
Università. Prima dell’estate in commissione Cultura di Montecitorio era stato presentato il testo-base, ricavato da 10 diverse proposte di legge, sullo stop al numero chiuso e sul test d’ingresso a Medicina.
Affido condiviso. Il ddl Pillon ha avuto un iter travagliato. E la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, ha detto che «resterà chiuso in un cassetto».
Asili nido. La legge sulla videosorveglianza, già esaminata nella scorsa legislatura, aveva ripreso l’iter al Senato, ma l’esame in commissione non è terminato ritardando l’approdo in aula previsto dopo l’estate.