giovedì 11 aprile 2013
​«Nel Partito democratico non c'è alcun rischio di scissione». Queste le rassicurazioni di D'Alema che, di passaggio nel capoluogo toscano, ha incontrato il sindaco, Matteo Renzi dopo le polemiche di ieri sulla mancata nomina nella lista dei grandi elettori per la presidenza della Repubblica: «Quel voto è stato errore, dipeso da questioni fiorentine». E sull'ipotesi di Bersani al Colle? E' stato Enrico Letta a smentire le voci.
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Nel Partito democratico non c'è alcun rischio di scissione. Lo assicura l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema al termine di un incontro a Palazzo Vecchio con il sindaco di Firenze, suo rivale politico, Matteo Renzi. «Non mi pare proprio che ci sia questo rischio [di scissione] nel modo più assoluto. Due che si dovrebbero scindere saremmo io e il sindaco di Firenze? Invece veniamo da una lunga, cordiale e amichevole conversazione», ha detto D'Alema ai giornalisti. Renzi ieri ha denunciato di essere stato escluso per colpa dei vertici romani del Pd dalla lista dei "grandi elettori" toscani del capo dello Stato. Un'accusa che il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, ha rispedito al mittente. Lo scorso anno Renzi ha perso le primarie per la premiership del centrosinistra contro Bersani - promettendo anche la rottamazione dei vertici del Pd tra cui lo stesso D'Alema - ma dai sondaggi risulta il politico italiano più popolare. «Non credo ci sia stata nessuna telefonata da Roma, ma quel voto è stato un errore. La questione è comunque dipesa da questioni fiorentine», ha detto ancora D'Alema, più volte al centro delle critiche del sindaco rottamatore.Dopo che le elezioni del 24 e 25 febbraio hanno dato al Pd la maggioranza della Camera ma non quella del Senato, il tentativo di Bersani di formare un nuovo governo si è arenato e la questione è stata rimandata a dopo l'elezione del nuovo capo dello Stato, in programma dal 18 aprile.Uno dei candidati più citati per il Colle è proprio D'Alema, che viene considerato una personalità digeribile anche dal centrodestra di Silvio Berlusconi. «Secondo me non ci sono candidati e comunque io non sono candidato a nulla. È stato scelto un metodo, innanzitutto da Bersani, che è quello di promuovere un'ampia consultazione», ha detto in proposito l'ex presidente del Pd. «È in corso un lavoro condotto da Bersani per individuare una soluzione per una personalità di alto profilo che abbia il maggiore consenso possibile, a quel punto ci sarà un candidato o una candidata. Mi auguro che [la scelta del Capo dello Stato] possa aprire la strada alla soluzione per il governo».Nel frattempo è stato Enrico Letta, vicesegretario del Pd, a smentire le voci che vorrebbero Bersani al Quirinale. Voci trapelate dall'incontro tra la delegazione del suo partito con quella della Lega Nord: «Pier Luigi Bersani non è candidato al Quirinale, come si sostiene in alcune indiscrezioni di stampa. Bersani sta lavorando perché il confronto con le diverse forze parlamentari produca una candidatura largamente condivisa per la presidenza della Repubblica, così come recita la Costituzione». Secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato Silvio Berlusconi il primo a non escludere la candidatura di Bersani per il Quirinale, idea che avrebbe confermato successivamente Roberto Maroni, segretario del Carroccio, nell'incontro svoltosi questa mattina alla Camera. L'iniziativa non avrebbe ricevuto però l'adesione del diretto interessato. «Gli unici colli cui penso sono quelli piacentini», sarebbe stato il commento di Bersani.
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