Non c’è più il numero zero nella casella degli sbarchi di immigrati del 2018, come aveva sbandierato il ministro Salvini. Da ieri c’è il numero 51, ma non sono numeri i profughi curdi giunti ieri a Melissa, sulla costa crotonese. Naufragati più che sbarcati, e poi salvati, accolti, asciugati, vestiti e nutriti dalla solidarietà di un’intera comunità. Sono arrivati alle 4 del mattino, uomini, donne, bambini e perfino un neonato. Abbandonati dai due scafisti russi, poi arrestati, a poche decine di metri dalla riva sassosa. Mare molto mosso. La barca a vela si è così capovolta e molti sono finiti in acqua. Terrore, urla, richieste d’aiuto. Non ignorate.
I proprietari e il portiere dell’Hotel Miramare, che si trova proprio davanti, accorrono e con loro altra gente. Viene messo in mare il pattino di salvataggio dell’albergo, quello che i bagnini d’estate usano per salvare i bagnanti in difficoltà. Ma questa mattina c’è da salvare chi su questa spiaggia cercava speranza, fuggendo dalle violenze. In tanti si tuffano. Bisogna fare presto. L’acqua è gelida e il vento forte. Arriva anche il sindaco Gino Murgi, e poi carabinieri, polizia, vigili del fuoco, Guardia di Finanza, Capitaneria di porto, volontari della Croce Rossa. E tanti cittadini. Una solidarietà corale.
Le persone vengono portate in albergo. Sono tutti fradici. Arrivano vestiti, c’è chi si toglie la giacca a vento per scaldarli. Vengono portate stufe e perfino i phon delle camere. Ma dalla barca arrivano ancora urla. Sono quelle di una mamma e del suo piccolo di due mesi. Sono rimasti incastrati sotto coperta, ormai allagata. Da soli non riescono a uscire. Due finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone si tuffano e li portano in salvo. Completamente inzuppati ma salvi. Tutti salvi. Forse.
I naufraghi raccontano che uno di loro si era buttato in mare cercando di raggiungere la riva ma poi era scomparso. Per ore viene cercato dalle forze dell’ordine, ma non c’è traccia. Risulta disperso. Rintracciati, invece, gli scafisti. Si tratta di due russi, di 43 e 25 anni, che sono stati arrestati in un vicino hotel dove avevano preso alloggio per cercare di sfuggire alla cattura. Si erano presentati addirittura coi trolley cercando di passare per turisti. Al portiere di notte hanno esibito dei documenti palesemente falsi e senza i timbri di ingresso in Italia. L’impiegato, senza farli insospettire, ha dato loro una stanza e subito dopo ha avvertito i carabinieri. Nei loro bagagli strumentazione per navigare e molto denaro. Nel pomeriggio il processo per direttissima con la condanna patteggiata a tre anni. I migranti vengono trasferiti al Cara di Isola Capo Rizzuto, mentre i bambini con le mamme nel reparto di pediatria dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Qualcuno scrive su Facebook che i bambini hanno bisogno di indumenti e scatta una vera e propria gara. Arrivano pigiamini, maglioncini, berretti. Melissa apre il suo cuore. «È stata una notte tremenda ma sono orgoglioso dell’accoglienza dei miei concittadini – commenta il sindaco commosso –, sono stati splendidi. Ma come si fa a restare indifferenti di fronte a questo dramma, a chi chiede aiuto? Bisogna far emergere l’umanità». Melissa lo ha fatto. Non ha chiuso il suo porto.
Naufragati più che sbarcati, e poi salvati, accolti, asciugati, vestiti e nutriti da un’intera comunità.
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