Il presidente della Regione
siciliana, Rosario Crocetta, chiede al settimanale L'Espresso
10 milioni di danni per la pubblicazione dell'intercettazione,
poi ripetutamente smentita dalla Procura di Palermo, della
conversazione in cui al suo medico personale, Matteo Tutino,
veniva attribuita la frase "bisogna far fuori la Borsellino
come suo padre". Lo ha reso noto stamattina in conferenza
stampa il legale di Crocetta, Vincenzo Lo Re. "Dopo le
dichiarazioni del procuratore Lo Voi - ha detto l'avvocato - a
questo punto per noi il giallo non c'è più. Abbiamo scelto di
scegliere lo strumento dell'azione civile risarcitoria nei
confronti dell'Epresso, del direttore, dei due giornalisti, di
10 milioni di euro, perché riteniamo che sia lo strumento più
veloce ed efficace per sanzionare non la malafede dei
giornalisti, non vogliamo credere alla malafade, ma crediamo
all'ipotesi di un errore professionale, a un difetto di
controllo". Oltre al settimanale L'Espresso,
il governatore siciliano Rosario Crocetta procede legalmente
anche contro lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco e il senatore
Maurizio Gasparri di Forza Italia. "Avvieremo un'azione
risarcitoria civile da un milione di euro, anche nei confronti
del giornalista Pietrangelo Buttafuoco per l'articolo
pubblicato nei giorni scorsi sul Fatto quotidiano", ha
affermato Lo Re e ha specificato che nei confronti di Gasparri
sarà promossa invece un'azione penale per il comunicato stampa
diffuso il 16 luglio e in cui aveva definito Crocetta "incapace
e indegno".
Intanto sul fronte politico Crocetta prende tempo. Riferirà solo
giovedì sul caso vicenda Borsellino-Tutino in Consiglio regionale. Lo ha comunicato ieri sera lo stesso governatore al
presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone. Prima di comparire
davanti ai deputati, per quello che si annuncia un dibattito
rovente, Crocetta attende di incontrare i vertici del Pd e
intanto manda al partito, che preme per una fine anticipata
della legislatura, segnali di disponibilità a farsi da parte.
Ma solo dopo che saranno state approvate riforme urgente per la
Sicilia. "Fatte alcune cose importanti per la
Sicilia, per questa terra che rischierebbe la fine della
Grecia, possiamo valutare con Parlamento e maggioranza, dentro
il centrosinistra, un percorso per una chiusura anticipata
della legislatura" dice al Corriere della Sera il
presidente della Regione, che apre
così per la prima volta alla possibilità di tornare alle urne
dopo le polemiche esplose con il caso della presunta
intercettazione del suo medico personale, Matteo Tutino, e poi
gonfiatesi con gli attacchi di Manfredi Borsellino e di sua
sorella Lucia, assessore regionale alla Salute dimessasi per
"ragioni di ordine etico". Crocetta, che riferità
all'Assemblea regionale siciliana giovedì alle 12, come lui
stesso ha comunicato ieri sera al presidente dell'Ars, Giovanni
Ardizzone, chiarisce: "Non posso dimettermi su una motivazione
inesistente, su una telefonata e su una frase smentite dalla
Procura". Però, aggiunge, "non sono disponibile a subire
all'infinito il martirio".