Una combo con due foto di Alfredo Cospito. A sinistra una foto scattata nell'ottobre del 2013, e a destra un'immagine del dicembre 2022, dopo due mesi di sciopero della fame - Ansa
Mentre Alfredo Cospito continua la battaglia legale contro il 41-bis, chiedendo di essere trasferito agli arresti domiciliari, resta ancora da ricostruire approfonditamente la seduta di lunedì del Comitato nazionale di bioetica, cui il governo ha chiesto un parere sul comportamento che lo Stato dovrebbe avere con i detenuti che scelgono lo sciopero della fame o la rinuncia a cure salvavita al fine di migliorare la propria condizione carceraria.
In particolare, quale dovrebbe essere l’atteggiamento dell’amministrazione penitenziaria qualora si concretizzasse il pericolo di morte e nel caso in cui il detenuto firmi delle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) che prevedono la rinuncia a trattamenti essenziali non come espressione della libertà di cura, ma come forma di protesta rispetto al regime detentivo. Quesiti che intrecciano anche l’eventuale specificità della richiesta di suicidio assistito in carcere.
L’esito della riunione del Cnb, organismo rinnovato di recente e presieduto dal biologo e bioeticista Angelo Vescovi, è stato a dir poco complesso. Anche perché, dal punto di vista del metodo, si è scelta una strada molto articolata. C’è stato un parere che ha raccolto una maggioranza di 19 voti, che pur riconoscendo la legittimità delle Dat ha ribadito, anche alla luce di una sentenza della Corte di Strasburgo dell’8 dicembre 2022, che in nessun caso il personale medico e la struttura carceraria possono «contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna».
Inoltre, nel parere approvato con la maggioranza di 19 esponenti del Cnb, si afferma che le Dat «non possono considerarsi valide e possono essere disattese dal medico in quanto “palesemente incongrue”» nel caso non esprimessero una volontà suicida (anche ieri i legali di Cospito ieri hanno escluso una volontà suicida dell’anarchico al 41-bis) ma sarebbero finalizzate ad ottenere «una modifica della condizione personale».
Gli altri due pareri, votati rispettivamente da 9 e 2 esponenti del Cnb, vanno nella direzione dell’inviolabilità delle decisioni del detenuto. Tuttavia, nel comunicato finale, prima di evidenziare il consenso raggiunto dai vari pareri proposti, il Comitato nazionale di bioetica ha voluto evidenziare 10 punti sui quali, invece, si è raggiunta l’unanimità. Sono i dieci punti che ribadiscono la legittimità delle Dat firmate in carcere e il divieto di imporre «misure coercitive» contro uno sciopero della fame, pur sottolineando la specificità della condizione dei detenuti, “affidati” allo Stato.
Insomma: il parere di maggioranza consiglierebbe un intervento salvavita per Cospito - per quanto la Consulta non si esprima su casi specifici ma su quesiti generali -, i dieci punti condivisi enfatizzano la libertà di scelta del detenuto. Questo doppio registro della riunione del Comitato nazionale di bioetica - che non ha poteri specifici per la soluzione dei dossier sottoposti - è ora nelle mani del governo.
Intanto Alfredo Cospito, attraverso il suo legale, ha depositato ieri al tribunale di sorveglianza di Milano una richiesta di trasferimento ai domiciliari per motivi di salute. L’udienza del giudice di sorveglianza su questa richiesta sarà il 24 marzo. Le condizioni di salute dell’anarchico vengono definite «stabili» dalle relazioni mediche delle ultime ore: dal punto di vista clinico, dopo il trasferimento di lunedì dal carcere e il ricovero al San Paolo, non sarebbero state evidenziate criticità particolari. Il 55enne resta nel reparto di medicina penitenziaria per essere monitorato. In questi ultimi giorni sta assumendo soltanto acqua, sale e zucchero.
Al suo legale, Cospito ha espresso il timore di essere presto riportato ad Opera: «Potrei essere morto e non se ne accorgerebbero», sono le parole del detenuto riferite dall'avvocato Flavio Rossi Albertini. «È convinto - dice il legale - che lo riportino nel carcere di Opera già questa sera (ieri sera, ndr) visto che il valore del potassio pare nella norma. Ad Opera non sarebbe adeguatamente controllato visto che di notte gli agenti passano a distanza di ore e si limitano a guardare dallo spioncino - dice l'avvocato -. Alfredo ha 3.2 come valore di potassio. Era passato da 2.5 a 4 e poi di nuovo a 3 e i medici temevano acidosi. I sanitari hanno parlato prima di un errore e poi di problemi di laboratorio. Ha preso un po' di orzo ma è stato male e quindi non lo farà più», conclude il penalista.