Attività all'aperto per i bambini di Arcipelago educativo - Francesco Alesi per Save the Children
Scuole aperte d’estate per contrastare il summer learning loss, la perdita di apprendimenti che, durante il lungo periodo di vacanza, colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti in grave situazione di povertà economica ed educativa. Per il quinto anno consecutivo, torna, dunque, Arcipelago educativo, progetto di Save the children e Fondazione Agnelli che, dal 2020 ha coinvolto oltre 2.200 alunni, della primaria e delle medie e 350 insegnanti. Per l’edizione 2024, l’Arcipelago educativo intercetterà più di 480 bambini e adolescenti tra i 9 e i 14 anni, di 37 scuole e 13 istituti comprensivi di otto città: Torino, Milano, Venezia-Marghera, Aprilia, Brindisi, Napoli, Rosarno e Palermo. Per il 40% si tratta di alunni della primaria e per il 60% delle medie. Inoltre, quasi la metà dei partecipanti (il 47% per la precisione) appartiene a famiglie migranti.
Cento ore di attività
Il programma prevede 100 ore di intervento educativo in presenza: attività laboratoriali e ludiche in piccoli gruppi, iniziative di outdoor education, cui si aggiunge anche un tutoraggio personalizzato su obiettivi specifici individuati con i docenti della scuola.
«Non dobbiamo rassegnarci all’idea che, per i bambini che vivono in contesti svantaggiati, l’estate si traduca in un aumento del rischio di povertà educativa», sottolinea Raffaela Milano, direttrice ricerche di Save the Children. «Auspichiamo che da questa esperienza possano essere tratte indicazioni utili per l’implementazione del Piano Estate predisposto dal ministero dell’Istruzione e del Merito – aggiunge Milano – e che, a partire dai contesti socioeconomici più difficili, sia garantita da qui in avanti a tutte le scuole la possibilità di programmare, in modo strutturale e condiviso con le risorse educative del territorio, un ricco piano di attività estive, per sostenere la voglia di scoprire e di mettersi alla prova di bambine, bambini e adolescenti, a partire dai tanti che non possono permettersi vacanze estive lontano da casa».
Dal Ministero un investimento di 400 milioni
Il Piano Estate 2024 del Ministero prevede per gli anni scolastici 2023/24 e 2024/25 uno stanziamento complessivo di 400 milioni di euro. Dalle graduatorie finali pubblicate dal Mim emerge che, complessivamente, sono stati finanziati progetti per poco più di 237 milioni di euro: alle regioni del Sud è stato assegnato il 33% delle risorse (poco più di 78 milioni di euro) e il 10,5% alle Isole (circa 25 milioni di euro); il 20% al Centro (poco più di 48 milioni di euro), circa il 36% complessivamente al Nord-Est e al Nord-Ovest (che hanno ricevuto, rispettivamente, circa 35 e 50 milioni di euro).
L’analisi di Save the Children e Fondazione Agnelli evidenzia che nel 2022 il 66% dei progetti del Piano Estate rivolti alle scuole è stato presentato da istituti del primo ciclo. Il 47% dei circa 168 milioni di risorse complessive è andato al Sud, dove sono stati finanziati 1.458 progetti, il 19% alle Isole (395 progetti), il 13% al Nord-Ovest (263 progetti), l’11% alle regioni del Centro (231 progetti) e il restante 9% a quelle del Nord-Est, dove sono stati ammessi a finanziamento 191 progetti.
“Guadagnati” 3 mesi e mezzo di lezione
Al termine delle attività dell’Arcipelago educativo 2022 e 2023, è stato effettuato un monitoraggio indipendente, realizzato da Fbk-Irvapp, che ha evidenziato come i partecipanti alle attività estive abbiano avuto un beneficio, in termini di apprendimento, quantificabile in circa 2 mesi di lezioni di matematica e 3 mesi e mezzo di italiano. Migliorando addirittura il livello di apprendimento raggiunto alla fine dell’anno scolastico.
Questi dati, rilancia il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, «confermano che la pratica di Arcipelago educativo e il modello di intervento che lo guida sono efficaci». «Il lavoro in collaborazione con le scuole ha consentito di contrastare i rischi di perdita di apprendimenti in una misura che è andata oltre le aspettative – conferma Gavosto –. E, allo stesso tempo, ha portato benefici agli studenti in termini di motivazione allo studio, aiutando inoltre ciascuno a rafforzare le proprie competenze socioemotive e relazionali».
«Serve una riflessione sul modello pedagogico»
Da qui, l’auspicio che, a partire dai buoni risultati raggiunti, si apra una «riflessione sui modelli pedagogici, didattici e organizzativi che possono oggi aiutare chi governa le politiche dell’istruzione e gli stessi istituti ad affrontare una delle criticità più gravi della nostra scuola: i ritardi di apprendimento, che si manifestano con forti divari soprattutto socioeconomici e territoriali, portando a livelli inaccettabili di abbandono scolastico come pure di dispersione “implicita”, che riguarda i troppi studenti che raggiungono sì il diploma, ma non hanno conoscenze e competenze sufficienti», ricorda Gavosto.
In tal senso, conclude, «è auspicabile replicare modelli di questo tipo e metterli a disposizione affinché le scuole diventino presidi territoriali aperti anche d’estate, con attività educative e ricreative mirate che, nella prospettiva di limitare i rischi del learning loss, stimolino lo sviluppo delle competenze di base e trasversali e favoriscano la socializzazione».