Ansa
A meno di 48 ore dal monitoraggio i numeri di Sardegna e Sicilia tornano a preoccupare. L'ipotesi del passaggio in zona gialla, sfiorato sette giorni fa, sembra farsi di nuovo molto concreto. Le due isole sembrano correre verso il cambio di colore: in Sardegna si è registrata una impennata dei casi, con 487 nuovi positivi con un tasso di positività che sfiora i 5,8%. Anche i pazienti in terapia intensiva sono in aumento di due unità, il totale è di 24 ricoverati.
I dati Agenas, l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, parlano di un peggioramento per le intensive arrivate al 12% (la quota limite è al 10%) mentre nelle aree non critiche resta al momento al 14%, un filo sotto al limite del 15%. In Sicilia i positivi di mercoledì sono stati 1.409 e continuano a crescere anche le intensive che sono arrivare a quota 102 ricoverati. Secondo le proiezioni, le terapie intensive sono stabili all'11%, in peggioramento, invece, dell'1% le aree non critiche arrivate al 20%, livello in assoluto più alto in tutti in Italia.
Venerdì è il giorno in cui si deciderà se procedere con il "declassamento" imponendo una serie di restrizioni, tra cui mascherine obbligatorie anche all'aperto e un limite di quattro commensali al tavolo del ristorante. Con il nuovo profilo di rischio giallo, le misure prevedono che ci si possa spostare tra le regioni - anche senza il green pass - ed è possibile raggiungere le seconde case fuori regione aldilà del colore del territorio di provenienza e di quello di arrivo. Non ci sono più limiti orari alla circolazione, dunque nessun coprifuoco, che è stato eliminato lo scorso 21 giugno e che ha segnato duramente i mesi di lockdown. Le mascherine, che in zona bianca sono già obbligatorie nei locali al chiuso, in gialla devono tassativamente essere indossate anche all'aperto. Teatri, cinema, concerti, musei e terme sono accessibili, ma vigono le stesse regole della zona bianca, quindi sempre con l'utilizzo del Green pass.
Osservata speciale resta anche la Calabria dove il numero di ricoverati continua ad aumentare così come quello dei positivi, mercoledì sono stati 349 (ieri 234). Nelle ultime ore sono due in più, nel saldo tra entrate e uscite, i degenti, sia in area medica (127) che in terapia intensiva (12). Una situazione complessa che sembra riguardare anche alcune regioni del Nord. A Bergamo, una della città simbolo della prima drammatica ondata, finiti i posti in intensiva al Papa Giovanni XXIII. "I non vaccinati sono circa il 90% del totale", spiega il direttore generale, Maria Beatrice Stasi.
Stando a queste cifre le riaperture di settembre potrebbero arrivare in una Italia non più totalmente in "bianco". Gioco forza, anche in vista dell'avvio del nuovo anno scolastico, pigiare sull'acceleratore nella campagna di vaccinazione appare una scelta obbligata. Il generale Francesco Figliuolo, capo della struttura commissariale, ha ribadito che l'obiettivo di vaccinare "l'80% della popolazione over 12 entro il 30 settembre" sarà "pienamente completato", nonostante il fisiologico rallentamento registrato nelle ultime due settimane agostane.
Se sul nodo estensione del Green Pass alcune novità potrebbero arrivare venerdì quando il Cts si riunirà per esaminare la richiesta del ministero della Salute in merito alla possibilità di prorogare la durata del certificato verde (al momento è valido 9 mesi, ndr) la fondazione Gimbe nel suo report settimanale ha espresso forti dubbi sul piano scuola. "Se il Governo si è impegnato a riaprire le scuole in presenza al 100%, le misure approvate con il DL 111/2021 non contengono rilevanti cambiamenti, a fronte di una variante del virus molto più contagiosa", si legge nel monitoraggio indipendente della Fondazione diffuso oggi. "Riguardo la fascia 12-19, non è realistico l'obiettivo di coprire con il ciclo completo il 60-65% prima dell'inizio dell'anno scolastico, visto che il 46,9% (n. 2.137.396) non ha ancora ricevuto nemmeno una dose e il 23,9% (n. 1.091.097) solo la prima, con marcate differenze regionali" si legge ancora nel report della Fondazione Gimbe relativo al monistoraggio settimanale della pandemia.
La road map per arrivare all'immunità di gregge si incrocia, necessariamente, con il tema dell'obbligo vaccinale. "Non c'è in alcun Paese europeo - ha affermato Matteo Salvini - in tanti paesi europei non c'è neanche il green pass, io sono contro multe divieti e sanzioni, se qualcuno pensa all'obbligo sbaglia completamente. La soluzione sono i test salivari gratuiti, questa sarà la richiesta della Lega". Fabio Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico, vede un "percorso vaccinale di obbligo tout court" ma in caso poi di "valutazione in sede politica che non consente di raggiungere un obiettivo del genere, allora è necessario lavorare per classi di età o tipologie lavorative". Dal canto suo Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, "l'alternativa è tra fare il Green pass e vaccinare le persone o richiudere il Paese, in questi casi bisogna scegliere la riduzione del danno".