All’atteso varo dell’assestamento di bilancio il governo affianca, a sorpresa, un decreto "salvaconti" che immobilizza 1,5 miliardi, i futuri risparmi di Reddito di cittadinanza e quota 100. Una mossa che svela il succo del negoziato in corso con l’Unione europea per evitare la procedura d’infrazione: a Bruxelles non bastava un impegno politico, ma serviva un atto di legge. Un passaggio non indolore, per l’esecutivo. Al Consiglio dei ministri l’assenza del vicepremier Di Maio ha provocato l’arrabbiatura e l’abbandono della riunione da parte dell’altro vicepremier Salvini, producendo una scena ad alto impatto politico: a mettere la "faccia" sul provvedimento sono il premier Conte e il ministro del Tesoro Tria, non i due leader politici di M5s e Lega.
Se la linea Conte-Tria avrà effetti sulla già zoppicante alleanza gialloverde, si vedrà. Il pretesto di giornata per il litigio tra i vicepremier è stata l’assenza di Di Maio al Cdm. Salvini, infuriato, ha lasciato la riunione. Il leader M5s si è affrettato a dire che la sua assenza era stata comunicata. Ma il segretario del Carroccio non ci sta, e se la prende soprattutto perché a pochi minuti dal Cdm lo stesso Di Maio si è prodotto in un video sui social in cui torna all’attacco su Alitalia e Autostrate («Il partito di Benetton non mi fa paura, il silenzio della Lega li fa sentire più protetti») e prova a scalfire la linea di Salvini sulle ong («Non si può parlare per giorni di 40 migranti quando ogni giorno entrano persone sulle nostre coste»). Il capo della Lega si infuria e se ne va dal Cdm. Ma la doppia assenza non cambia la sostanza del pomeriggio di governo: il ddl assestamento, il ddl Rendiconto e il decreto "salva conti" passano, con tanto di Relazione al Parlamento che chiede la modifica dei saldi. Dopo la sfuriata, Salvini prova a ricucire («Nessuna polemica, ma su Autostrade, Ilva e Alitalia non ci devono andare di mezzo i lavoratori») ma poi avverte in vista della manovra 2020: «Su Europa e infrazione – dice – la Lega non accetta nessuna ipotesi di taglia alla sanità, alla scuola o agli aiuti a famiglie e imprese».
Nel complesso, precisa il Mef, il 2019 si chiuderà con un saldo tra entrate e uscite negativo per quasi 20 miliardi, a causa di entrate per 591 miliardi e uscite per 611. L’avanzo primario - prosegue il Tesoro - è di oltre 49 miliardi. In totale, le entrate diminuiscono di circa 1 miliardo per effetto della riduzione di 6,7 miliardi delle entrate tributarie, non compensata dall’aumento di 5,7 miliardi delle altre entrate. Le spese si riducono di circa 2,9 miliardi di competenza e 4,4 miliardi di cassa.