Conte prepara il discorso delle fiducia (Ansa / Filippo Attili / Palazzo Chigi)
La bozza del discorso di Giuseppe Conte è lunga venti cartelle. Ieri il premier l’ha limata e integrata, aggiungendo soprattutto quei passaggi politici che servono a consolidare - domani alla Camera e, soprattutto, martedì al Senato - i numeri della fiducia. L’obiettivo psicologico di quota 170 a Palazzo Madama passa attraverso parole convincenti da rivolgere a chi, pur contrastando l’avanzata delle destre, non è convinto dall’operazione M5s-Pd. Non sono pochi, in Aula, a partire dai moderati di Forza Italia.
Per loro, Conte sta preparando un discorso di «pacificazione». Insisterà, il premier, sulla necessità di offrire al Paese e ai cittadini una fase di «serenità». E sulla necessità, da parte della politica, di rafforzare la fiducia nelle istituzioni e di rafforzare le istituzioni stesse.
A chi per ora si mette a qualche metro di distanza dal Conte 2, l’offerta più concreta che verrà avanzata è quella di collaborare a una stagione di riforme istituzionali mirate e «di buon senso», che vadano a riequilibrare l’imminente taglio del numero dei parlamentari. Non si tratta solo della legge elettorale proporzionale, ma anche di ulteriori pacchetti di riforme costituzionali (a partire dalla "sfiducia costruttiva") che rafforzino la tenuta dei governi e ostacolino la tentazione dei partiti di manovrare dall’alto le mosse dei parlamentari. Sul fronte economico, la «pacificazione» consiste soprattutto in una intensa apertura alle parti sociali perché cooperino alle politiche economiche dell’esecutivo, dando continuità agli incontri svoltisi a Palazzo Chigi a fine luglio.
Chiaro, però, che l’attenzione massima sarà ai passaggi di Conte sulla manovra. Il messaggio mandato da Mattarella ieri a Cernobbio è più di un assist al premier e alla maggioranza. È la prova che le istituzioni nazionali cooperano per un fine comune. E insieme provano ad essere più forti in Europa. In questo progetto, ora, va coinvolto il Parlamento. Nel progetto, cioè, di arrivare in questa legislatura europea ad una revisione del Patto Ue di stabilità e crescita.
Non si tratta, però, spiegherà il premier, di un obiettivo a lungo termine. Sin dall’imminente manovra l’Italia - e non solo l’Italia - conta di vedere un cambio di registro sulla cosiddetta "flessibilità": non più una deroga da negoziare con il cappello in mano, ma uno schema fisso in caso di congiuntura economica negativa. Il segnale che Conte aspetta è l’assegnazione al commissario europeo Gentiloni della delega agli Affari economici: un’operazione che ha proprio il mandato di rendere più sostenibili dal punto di vista sociale le regole europee. Si sbilancerà, il premier, su un punto: gli aiuti alle famiglie e ai disabili entreranno in manovra (tra l’altro Conte si terrà la delega alla Disabilità). Una promessa anch’essa subordinata alla partita della flessibilità europea.
La stesura del discorso è stato uno dei due impegni di Conte di ieri. L’altro, la trattativa con Zingaretti-Franceschini e Di Maio per la squadra dei sottosegretari. «Decido anche io», è il messaggio che fa trapelare il premier. L’obiettivo è varare la squadra dopo la doppia fiducia, al primo Cdm disponibile. Quindi più in fretta di quanto previsto.