La prima votazione per scegliere il nuovo presidente della Repubblica si è conclusa con un nulla di fatto. A vincere sono state le schede bianche. E così dovrebbe accadere anche per il secondo e terzo scrutinio, in programma per domani venerdì, a partire dalle 9.30. Mattarella, per così dire, entrerà in gioco solo sabato, quando il quorum si sarà ridotto da 673 voti a 505.
In questo primo voto M5s ha puntato sull'ex magistrato Ferdinanto Imposimato, che ha ottenuto 120 voti. Le preferenze leghiste sono andate al giornalista Vittorio Feltri (49). Hanno ottenuto oltre 10 voti Castellina (37), Bonino (25), Rodotà (23), Albertini (14), Sabelli Fioretti (11). Tra gli altri Prodi ha raggiunto quota 9 voti, Bersani 5.
La partita comunque sembra chiusa. Adesso il nome di Mattarella è ufficiale: Renzi lo ha indicato all'assemblea dei grandi elettori Pd. La giornata del premier è iniziata di buon mattino con una serie di incontri per trovare la quadratura del cerchio. L'obiettivo resta quello: fare presto e fare bene per dimenticare lo schiaffo del 2013, le divisioni e le figuracce. Renzi ha incontrato il leader di Sel Nichi Vendola ("Mattarella al Quirinale? "Ora vediamo" faremo i nomi "al momento opportuno" si è limitato a dire lasciando palazzo Chigi ma poi ha ufficializzato il suo via libera "rompe il patto del Nazareno") ma anche il capo dell'Anticorruzione Raffaele Cantone. Era atteso ma è poi sfumato viste le divergenze d'opinione anche un ultimo contatto (telefonico o di persona) con Belusconi che mugugna perché non gradisce il nome di Mattarella. Su di lui il leader di Fi aveva messo il veto, ma Renzi ha scelto di andare per la sua strada. Via libera invece da Scelta civica che appoggia ufficialemente Renzi.
"Anche per noi è Mattarella. È un
nome che risponde ai requisiti e alle indicazione che abbiamo
dato a Renzi quando si ci siamo incontrati con il Pd e gli altri
partner. Quindi trova il nostro consenso". Lo ha detto il
capogruppo la Camera di Scelta Civica, Andrea Mazziotti,
entrando a Montecitorio.
L'assemblea del Pd all'unanimità per Mattarella. L'appuntamento cruciale per capire cosa succederà nei prossimi giorni è stato quello delle 13 con i grandi elettori del Pd. Il partito, da Anna Finocchiaro al dissidente Miguel Gotor, sembra accogliere con parere favorevole l'indicazione di Mattarella. Anzi sembra proprio che sia la minoranza del Pd la più strenua sostenitrice di Mattarella. L'assemblea dei grandi elettori incorona Mattarella all'unanimità dopo aver ascoltato le parole di Renzi. "Chiedo la massima franchezza tra di noi, mostrando cura delle
istituzioni. Non è un momento come gli altri: se falliamo non
sarà una normale sconfitta parlamentare". Renzi avverte i
suoi e annuncia il nome di Mattarella come candidato unico, "non ci divertiamo a bruciare nomi, non ce ne saranno altri" avverte. Poi traccia il ritratto del candidato e sottolinea la continuità con il 2013 quando Mattarella fu comunque chiamato in causa: "È uomo della legalità, della battaglia contro
le mafie e della politica con la P maiuscola. È giudice
costituzionale, noi stiamo cambiando la Costituzione. Mattarella
è difensore della Costituzione che non significa imporne
l'intangibilità ma essere capace di difenderla e valorizzare i
processi di transizione nel pieno rispetto delle regole". E ancora: "Al Quirinale serve un candidato che sappia
anche dire di no". E
rivolto a tutto il Pd: "Facciamo fare bella figura alla
politica". L'obiettivo resta il quarto scrutinio, sabato mattina. Persino Stefano Fassina rassicura Renzi: "Noi lo sosteniamo in modo
unitario, vediamo gli altri cosa fanno". Unica voce fuori dal coro quella di Pippo Civati che insiste su Romano Prodi e bolla Mattarella come un "diversivo".
Forza Italia si sfila: saltato il patto. Nessun margine di trattativa su un nome che risulta imposto da Renzi. Il capogruppo al
senato di FI, Paolo Romani boccia quella del premier come "una forzatura che giudichiamo inaccettabile", e aggiunge: "Il patto è sulle riforme. La forzatura di Renzi potrebbe avere qualche impatto sulle
riforme". E ancora: "Oggi siamo alla rottura di un metodo" sul
Quirinale e "giudichiamo il percorso negativo". Nel primo pomeriggio Silvio Berlusconi ha incontrato Angelino Alfano per discutere del da farsi, alle 16 previsto un incontro con i grandi elettori di Fi. Subito dopo il leader di Fi rientrerà a Milano per via delle disposizioni giudiziarie che lo riguardano.
In corso la prima votazione. Alle 15, quando gli equilibri sembrano essere quasi definiti, l'approdo in aula dei grandi elettori. Salutato con un lungo applauso il ritorno in Parlamento di
Giorgio Napolitano. Pd e Ncd voteranno scheda bianca, così come Fi, la Lega e Fratelli d'Italia invece annunciano che il loro candidato di bandiera è Vittorio Feltri. Il quorum per le prime tre votazioni è di 673 grandi elettori e senza Fi sembra chiaro che non sarà possibile a Renzi centrare l'obiettivo. Il Pd ha 444 voti, altri 34 sono quelli di Sel e poi ci sono i voti di Scelta civica (32). Con questi numeri Mattarella potrebbe farcela di un soffio (alla quarta votazione con quorum 505) senza i 143 di Fi e i 77 di Area popolare (Ncd-Udc). Si chiamano fuori anche gli ex Cinque stelle che annunciano: voteremo Stefano Rodotà. Si fa sentire intanto la voce anche di Romano Prodi che ancora una volta smorza le voci su una sua corsa al Colle. "Non posso essere un segno di contraddizione ma non voglio essere uno strumento di divisione" dichiara con riferimento alla elezione alla Presidenza della Repubblica.