Ecco, dunque, che ieri, tra i simboli che sono stati presentati al ministero dell’Interno da chi intende correre alle elezioni del 24 e 25 febbraio, ne sono spuntati dei più disparati. Ieri sera erano già un centinaio. Qualcuno estemporaneo. Come quello degli astensionisti: 'Io non voto', che invita a negare la propria ragione d’essere. Filosofico. In quanto a fantasia, ce n’è uno che ne fa addirittura il proprio programma politico: i 'Poeti d’azione'. Ma se si passa alla prosa della battaglia per i voti, ci sono pure tre simboli che fanno discutere, perché sono praticamente identici a 'Scelta civica', 'Rivoluzione civile' e 5 Stelle. I rappresentanti di queste formazioni sono stati anticipati sul tempo. Da Danilo Foti, Massimiliano Loda (che presenta un logo che imita quello dell’ex magistrato palermitano, ma senza il nome) e Samuele Monti, che si presenta con 'per l’Europa-Monti presidente' e mette le mani avanti: lui politica già la fa, perché è consigliere comunale in Piemonte. Hanno depositato loro i simboli della discordia.
In realtà Grillo - che ieri è stato designato come capo della coalizione, quindi di fatto come candidato premier dorme sonni tranquilli. La legge elettorale, infatti, stabilisce il divieto di presentare contrassegni «identici o confondibili» con quelli usati tradizionalmente da altri partiti. E il movimento 5 Stelle si è presentato più volte alle amministrative. Non così Ingroia e Monti, che sono all’esordio assoluto. Ieri al Viminale le porte si sono aperte alle 8. Il comico genovese e i suoi, accampati davanti al ministero con tanto di tenda e tè fumante, iniziano subito a contestare le procedure, ritenute macchinose e incoerenti. Ma, quando si vedono scavalcati da Foti, iniziano a schiumare. Sul luogo, con il comico che promette battaglia legale e non solo: «Non finisce qua. Se non entriamo e c’è un governo che ha il 25% dei voti degli italiani, dura 6 mesi e poi lo andiamo a prendere». Poi pure sul web, dove si scagliano a centinaia contro il reprobo, reo di leso copyright .
I primi a depositare il simbolo (erano in coda da lunedì mattina) sono stati quelli del Movimento associativo italiano all’estero (Maie). Mentre al decimo posto troviamo il partito di La Russa-Meloni-Crosetto, 'Fratelli d’Italia'. L’elenco prosegue: 'Recupero maltolto' (per l’abolizione delle province), 'Basta tasse', 'Pane, Pace, Lavoro', 'Fermiamo le banche e le tasse', 'Noi consumatori-liberi da Equitalia'. Due i simboli al femminile: 'Donne per l’Italia' e 'Fratellanza donne'. Chiude il 'Partito internettiano', con tanto di 'w' di web disegnata nel simbolo insieme alla 'chiocciola'. Il termine per la presentazione scadrà domani alle 14.
Da lunedì l’ufficio elettorale del ministero analizzerà tutti i simboli per verificarne la conformità con la legge. Nel caso di partiti che si presentano per la prima volta - spiegano al ministero - la regola per i simboli simili è di invitare chi si è presentato dopo a modificarlo. Nel caso di Ingroia e Monti, per assurdo, potebbero essere proprio i loro simboli autentici a dovere cambiare. Hanno 48 ore di tempo per farlo o presentare ricorso. L’ultima parola spetta all’ufficio centrale nazionale presso la Cassazione.