sabato 12 gennaio 2013
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In attesa che al potere ci vada il vincitore delle elezioni, per il mo­mento ci si accomoda la fantasia. Accompagnata da quel pizzico di spregiudicatezza che fa presentare le cosiddette 'liste-civetta'. Di cui fan­no le spese i 'neofiti' Mario Monti, Anto­nio Ingroia e il già più esperto Beppe Grillo.
Ecco, dunque, che ie­ri, tra i simboli che so­no stati presentati al ministero dell’Inter­no da chi intende correre alle elezioni del 24 e 25 febbraio, ne sono spuntati dei più disparati. Ieri se­ra erano già un centi­naio. Qualcuno e­stemporaneo. Come quello degli asten­sionisti: 'Io non vo­to', che invita a ne­gare la propria ragio­ne d’essere. Filosofi­co. In quanto a fan­tasia, ce n’è uno che ne fa addirittura il proprio programma politico: i 'Poeti d’a­zione'. Ma se si passa alla prosa della batta­glia per i voti, ci sono pure tre simbo­li che fanno discutere, perché sono praticamente identici a 'Scelta civi­ca', 'Rivoluzione civile' e 5 Stelle. I rappresentanti di queste formazioni sono stati anticipati sul tempo. Da Danilo Foti, Massimiliano Loda (che pre­senta un logo che imita quello dell’ex magistrato palermitano, ma senza il nome) e Samuele Monti, che si pre­senta con 'per l’Europa-Monti presi­dente' e mette le mani avanti: lui po­litica già la fa, perché è consigliere co­munale in Piemonte. Hanno deposi­tato loro i simboli della discordia.
In realtà Grillo - che ieri è stato designa­to come capo della coalizione, quin­di di fatto come candidato premier ­dorme sonni tranquilli. La legge elet­torale, infatti, stabilisce il divieto di presentare contrassegni «identici o confondibili» con quelli usati tradi­zionalmente da altri partiti. E il mo­vimento 5 Stelle si è presentato più volte alle amministrative. Non così Ingroia e Monti, che sono all’e­sordio assoluto. Ieri al Viminale le por­te si sono aperte alle 8. Il comico genovese e i suoi, accampati davanti al ministero con tanto di tenda e tè fumante, iniziano subito a contestare le procedure, ritenute macchinose e incoe­renti. Ma, quando si vedono scavalcati da Foti, iniziano a schiumare. Sul luo­go, con il comico che promette battaglia legale e non solo: «Non finisce qua. Se non entriamo e c’è un governo che ha il 25% dei voti degli i­taliani, dura 6 mesi e poi lo andiamo a prendere». Poi pure sul web, dove si scagliano a centinaia contro il repro­bo, reo di leso copyright .
I primi a depositare il simbolo (erano in coda da lunedì mattina) sono sta­ti quelli del Movimento associativo i­taliano all’estero (Maie). Mentre al de­cimo posto troviamo il partito di La Russa-Meloni-Crosetto, 'Fratelli d’I­talia'. L’elenco prosegue: 'Recupero maltolto' (per l’abolizione delle pro­vince), 'Basta tasse', 'Pane, Pace, La­voro', 'Fermiamo le banche e le tas­se', 'Noi consumatori-liberi da E­quitalia'. Due i simboli al femminile: 'Donne per l’Italia' e 'Fratellanza donne'. Chiude il 'Partito internet­tiano', con tanto di 'w' di web dise­gnata nel simbolo insieme alla 'chiocciola'. Il termine per la presentazione sca­drà domani alle 14.
Da lunedì l’uffi­cio elettorale del ministero analizzerà tutti i simboli per verificarne la conformità con la legge. Nel caso di partiti che si presentano per la prima volta - spiegano al ministero - la re­gola per i simboli simili è di invitare chi si è presentato dopo a modificar­lo. Nel caso di Ingroia e Monti, per as­surdo, potebbero essere proprio i loro simboli au­tentici a dovere cambiare. Hanno 48 ore di tempo per farlo o presentare ri­corso. L’ultima parola spetta all’ufficio centrale nazionale presso la Cas­sazione.
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