Per essere sincera è sincera. Non è una che le manda a dire, Monica Cirinnà. E non eccelle nelle mediazioni: esautorata da relatrice, commissariata alla fine dal governo anche nel ruolo di materiale estensore del testo. Ma a chi in Transatlantico, al Senato, chiedeva alla 'signora delle unioni civili' perché non considerasse una sconfitta il risultato finale (dopo i propositi di lasciare la politica e di togliere il suo nome dal testo), indicava con chiarezza i capisaldi 'salvati' che la rendevano tranquilla, a partire dal punto 20 dell’equiparazione partner-coniugi (clausola che lei preferisce chiamare 'di salvaguardia'). Poi, nel suo intervento in aula aveva avvertito, con altrettanta chiarezza: «È solo il primo passo». Detto, fatto. Niente festeggiamenti, a letto presto, dopo l’approvazione del Senato, fa sapere
Monica Cirinnà. E il giorno dopo, eccola di nuovo sul «campo di battaglia», come promesso. «Un ddl sulle adozioni per le coppie omosessuali è quasi pronto», rilancia a neanche 24 ore dal primo sì alle unioni civili. «Verrà incardinato alla Camera, dove i numeri sono sicuri, in modo che arriverà al Senato blindato», avverte. Parla di «vittoria a metà». Vuole la vittoria piena e va all’attacco di Alfano. Con lui, dopo l’intesa, nessun 'cessate il fuoco'. Anzi. «Il suo partitino dello zero virgola ha la necessità di ritagliarsi uno spazio politico, rivolgendosi a una parte d’Italia ancora arretrata e medievale». Ripartono le ostilità, su unioni civili (già trasmesse alla Camera, nella giornata di ieri) e adozioni: «Alla Camera presenteremo un ddl per la riforma complessiva della legge sulle adozioni, e non per introdurre quelle per gli o- mosessuali», chiarisce però il capogruppo alla Camera
Ettore Rosato. «Mercoledì - anticipa - terremo una riunione di gruppo e la settimana successiva presenteremo un ddl di riforma della legge del 1983 che ha bisogno di una revisione complessiva, prestando attenzione agli interessi del bambino. Non c’è solo la
stepchild, ma il problema delle lunghe attese famiglie e bambini», conclude Rosato. «Sbaglia se Cirinnà ne fa una questione di numeri - interviene il vicepresidente della Camera
Rocco Buttiglione, dell’Udc - In astratto i numeri li aveva già al Senato, ma le riforme non si fanno contro il popolo. La norma sulle adozioni non è saltata perché non c’erano i numeri, ma perché il popolo italiano e soprattutto il popolo della famiglia hanno indicato che la strada non poteva essere quella intrapresa. Il Parlamento ora si intesti, semmai, una seria iniziativa per la famiglia, e una legge efficace contro l’utero in affitto». «I ministri di Ap Lorenzin, Costa e Galletti impongano la discussione di interventi per la famiglia nel prossimo consiglio dei ministri», chiede il deputato di Ap
Alessandro Pagano, che promette di non votare il testo quando arriverà a Montecitorio. Bolla, per parte sua, le parole di Cirinnà come «semplicemente incendiarie» il viceministro dell’Economia
Enrico Zanetti. Che definisce «inopportune », però, anche le parole di Alfano sull’innaturalità delle adozioni gay. «Sembra un circo, sarebbe ora che si desse tutti una calmata - sbotta il leader di Scelta Civica -. Sono tante le cose urgenti da fare, non possiamo permetterci altri mesi con questo clima nella maggioranza ».
Maurizio Sacconi, dentro Ap, è uno dei 6 che non ha votato, ed è uscito per non farne derivare una sfiducia verso il governo. Nelle parole di Cirinnà trova ora una conferma. «
Of course », dice, nessuna meraviglia, per il presidente della commissione Lavoro del Senato: «D’altronde in aula Zanda aveva già annunciato le prossime battaglie, adozioni omosessuali, eutanasia...».
Carlo Giovanardi, invece - con Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella aveva deciso già da mesi di uscire dalla maggioranza. Con Cirinnà c’è stato un cordiale saluto, alla fine, dopo le spade incrociate in commissione Giustizia per lunghi mesi: «Almeno - dice - è stata coerente. Lei, Scalfarotto, Lumia non hanno mai cambiato indirizzo. È il governo accusa il senatore di 'Idea' - a essere inqualificabile. Dopo aver detto fino a ieri di volerne restare fuori è entrato nella contesa a piene mani». Nel Pd, invece, chi ha combattuto una faticosa battaglia per frenare le derive insite nel testo Cirinnà ora non ha voglia di iniziare daccapo. «Non perdiamo lo spirito che si è registrato contro la maternità surrogata - auspica la senatrice 'catto-dem'
Emma Fattorini. «Serve una legge per renderla reato anche all’estero. E sulla riforma delle adozioni, alla Camera, si eviti di ripetere lo stesso errore del Senato. Si inizi col piede giusto, con una proposta condivisa dai due rami del Parlamento». «Parliamo di riforma delle adozioni - concorda
Paola Binetti -, rimettendo al centro l’interesse del bambino. Serve una legge che renda più semplice e meno costoso accogliere questi bambini che cercano un papà e una mamma. Sono migliaia - ricorda la deputata dell’Udc - i minori non accompagnati sbarcati nel nostro Paese, che non hanno nessuno, con tante coppie che sono disposte ad accoglierli. Il nostro compito è renderlo più facile, senza forzature e stravolgimenti». La riforma delle adozioni approderà in commissione Giustizia, alla Camera. «Ce ne occuperemo in quella sede - dice
Alfredo Bazoli, componente per il Pd -, e si troverà la giusta soluzione anche per i figli naturali di coppie omogenitoriali. Non è il momento, questo, di fughe in avanti». E il collega 'catto-dem'
Ernesto Preziosi avverte: «Evitiamo di fare entrare surrettiziamente dalla finestra quello che è uscito dalla porta. Il 'paletto' inserito al punto 20 sulle adozioni non può essere scavalcato. Va anzi tenuto fermo».