Scavano. Sotto un cielo nero e la pioggia incessante. Usano di tanto in tanto anche i contatori Geiger. Vanno giù, sempre più giù. E vengono fuori fanghi, probabilmente industriali. Viene fuori, a tredici metri di profondità, un fusto capace di una ventina di litri, rosicchiato dagli anni, forse un vecchio bidone di quelli che si usavano per il trasporto del latte, dentro sembra esserci solvente o forse idrocarburi, ma «bisognerà analizzarne il contenuto», dicono i carabinieri. Scavano da ieri mattina alle porte di Casal di Principe, davanti al cimitero dove risposa don Peppe Diana: un paio d’ettari vicino alla statale 7-bis Nola-Villa Literno, nella zona di Villa di Briano. Sono al lavoro i militari carabinieri della Compagnia di Mondragone (Caserta), con il Noe e con il Corpo Forestale dello Stato di Napoli, agli ordini della Direzione distrettuale antimafia napoletana.Ma oggi c’è una strana, imprevista novità: i cronisti, venuti qui a frotte e convocati dall’ufficio stampa nazionale della Forestale, sono tenuti ben lontani e per l’intera giornata di ieri non ce n’era stato bisogno. La Dda intanto resta abbottonata. E si continua a scavare. Cercando quel che qui hanno raccontato esserci i pentiti Roberto Vargas e Francesco Della Corte e che era stato secretato fino a qualche mese fa. Era il 1997: «Sversavamo rifiuti nei pressi della superstrada, sceglievamo terreni non troppo lontani», poi «fui informato che arrivavano in quel punto camion da fuori».