Se l’Italia non investe nella ricerca, lo ha fatto lei. Con un milione di euro. Annalisa Buffa, 41 anni, una dei ricercatori più brillanti tra i matematici a livello mondiale, non ha esitato un attimo su come investire quella cifra, vinta nel 2008 grazie a un premio europeo tra i più importanti, lo Start Independent Research Grant dell’Erc (European Research Council): «Da Pavia ero partita con i miei studi e la carriera, a Pavia sono tornata», spiega (e la città l’ha ringraziata attribuendole il prestigioso Premio Ghislieri 2013). Grazie a quei soldi, ha finanziato presso l’Istituto Magenes uno studio delle strutture matematiche che trovano applicazione in mille oggetti di uso quotidiano, dai pneumatici resi più sicuri alle antenne dei telefonini sempre meno pericolose per la nostra salute, solo per citarne qualcuno. E in tempi di crisi (il buio c’è per tutti, ma per chi in Italia vorrebbe fare ricerca è buio pesto) ha dato impiego a giovani di belle speranze. Anche lei, prima di rientrare coraggiosamente e rimettersi in gioco in Italia, era un 'cervello in fuga'. Dopo la laurea in Ingegneria presa a Pavia nel 1996, nel ’98 sono subito partita per conoscere il resto del mondo, quindi ho lavorato in Svizzera, Francia, Stati Uniti... Ovunque facendo il matematico, che è il mio mestiere. Sono rientrata solo nel 2006. Scusi, ma come si va in giro per il mondo a fare il matematico, trovando sempre posti di lavoro? All’estero non è come in Italia, basta essere scienziati validi, partecipare ai bandi di concorso e, se i tuoi progetti valgono, ti offrono il contratto. Intanto qui in Italia mi ero messa in aspettativa al Cnr, dove ero assunta dal 2001. Funziona così anche in senso contrario? Attiriamo anche noi le menti più talentuose dall’estero per accaparrarci i progetti più validi? Quasi mai: servono soldi e da noi non si investe nel futuro. Per questo grazie al milione del premio ho voluto costituire a Pavia il gruppo di ricerca internazionale con il quale lavoro, che bandisce borse di studio e finora ha richiamato coreani, argentini, spagnoli... Avrei potuto investire quel milione di euro ovunque volevo in Europa, ma subito ho pensato di farlo nella mia Pavia. Di che cosa si occupa in concreto il gruppo di ricerca? Il progetto si occupa delle interazioni tra la geometria e i modelli matematici in campo magnetico o nelle strutture elastiche... Che tradotto per tutti noi significa? Mi occupo del fatto che un computer riesca a simulare alla perfezione il comportamento delle leggi della natura. Lo scopo è vedere come agirebbe ad esempio un pneumatico nelle diverse situazioni riprodotte virtualmente: come scelgono le grandi industrie la forma del battistrada affinché le ruote aderiscano all’asfalto? O la lega giusta per i caschi delle moto? Come funziona il campo magnetico del tuo cellulare? Perché un aereo sta su? Dietro ogni cosa di questo mondo c’è una legge matematica e ogni oggetto vi si attiene: ogni pezzo della nostra automobile è stato pensato così e coinvolge molti fenomeni fisici che vengono prima simulati attraverso modelli matematici. Noi cerchiamo il miglioramento per rendere i prodotti più sicuri, più robusti, più utilizzabili. È chiara l’importanza enorme che tutto questo ha per le industrie di un Paese. Si chiama progresso. Chi si ferma è perduto... Il milione naturalmente è finito da un pezzo, ma noi non ci siamo fermati, vincendo poi altri progetti europei di carattere industriale... Anche italiani? Purtroppo no, andiamo avanti come gruppo di ricercatori con i finanziamenti vinti all’estero. Siamo tutti docenti universitari di Pavia e di Milano, tutti allievi dello stesso professore, Franco Brezzi, un tempo docente di Analisi matematica a Pavia, e tutti amici prima ancora che colleghi. Tra noi si è instaurato un rapporto familiare e questo è il valore aggiunto del nostro essere italiani: in Germania ad esempio c’è una gerarchia piramidale, un solo docente e sotto di lui altre persone con ruoli minori. Tra tanti difetti italiani, il bello è che in un piccolo centro come Pavia possano esserci invece tanti scienziati che si occupano insieme di cose simili. Dei quali una sola è donna. Esiste discriminazione? No, nel mondo in cui mi muovo non c’è differenza tra donne e uomini, anzi, essere una donna in un mondo di uomini è utile perché vieni valorizzata di più, ma certo il nostro è un gruppo internazionale, non so come funzionerebbe altrimenti... Sono anche mamma di due bambini di 3 e 6 anni, ho un marito ingegnere anche lui rientrato in Italia nel 2006, e come donna riesco serenamente a ricoprire i vari ruoli. Non si è pentita di essere tornata in Italia?No, anche se qui vedo troppe ombre. Dal-l’Italia tutti i talenti se ne vanno, e dico tutti, le persone che hanno idee e voglia di fare devono assolutamente andare all’estero. I giovani più validi sono costretti a emigrare in Francia, Germania, Inghilterra o nell’Europa del Nord, dove vengono valorizzati. Allora il mio grido d’allarme è forte, fermiamoli! Lo dico anche come madre: voglio che un giorno i miei figli abbiano docenti intelligenti come li ebbi io, capaci di dar loro competenze e un futuro. Annalisa Buffa Tra i più brillanti matematici al mondo, mamma di due bambini, ha scelto di rientrare nella sua Pavia. E lì ha creato un gruppo internazionale di lavoro. «Ma l’Italia fa scappare tutti i suoi talenti, fermiamoli!»
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