Nella prima inaugurazione dell’anno giudiziario dell’era Covid, e in piena crisi di governo, l’Aula magna della Cassazione non è affollata come in passato: solo poche decine di persone, e ben distanziate, al posto delle solite 300. Nelle relazioni, agli annosi problemi del pianeta giustizia si sommano urgenze nuove.
Alla presenza delle massime cariche dello Stato, il primo presidente Pietro Curzio cita l’ex governatore Mario Draghi, a proposito del debito legato al Recovery Fund che ricadrà sulle spalle dei giovani, e invita il legislatore a riformare la giustizia anche per fornire «idonee garanzie di conseguire gli obiettivi fissati» e così «ottenere dall’Ue i relativi finanziamenti».
Dopo di lui, gli interventi del Pg della Cassazione Giovanni Salvi, del vice presidente del Csm David Ermini, del Guardasigilli Alfonso Bonafede e della presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi, che parlano davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier dimissionario Giuseppe Conte e ai presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico.
Più minori maltrattati. Sul piano processuale, ha fatto sapere Curzio, «grazie a un forte recupero nel secondo semestre, siamo riusciti a definire più di 30.000 processi civili e nel penale siamo riusciti a conservare tempi di definizione dei giudizi inferiori a un anno». Inoltre, va segnalata «una stabile diminuzione dei casi di prescrizione (da 125.680 del 2017 a 113.534 del 2019)». Ma dopo il Covid servirà «un cambiamento profondo del sistema», ha osservato, richiamandosi ai valori fondanti della Ue per superare la crisi e il disincanto verso le istituzioni comunitarie dovuto all’emersione «di egoismi nazionali». L’emergenza e la chiusura degli istituti scolastici, segnala l’alto magistrato, «in assenza di quella stanza di compensazione che è la scuola e di attività esterne» ha generato «un silenzioso aumento dei maltrattamenti in famiglia verso minori e più in generale l’incremento di situazioni concernenti minori maltrattati o abbandonati». Perciò sono stati attivati «servizi di mediazione familiare» per fronteggiare «l’esplosione della aggressività in famiglia legata alla pandemia». Ma c’è preoccupazione anche per le segnalazioni dai tribunali di frontiera del transito di un elevato numero di minori stranieri «che si allontanano senza dare più notizie di sé».
L’incubo femminicidio. Sul piano penale, il procuratore generale di Cassazione Giovanni Salvi segnala come l’Italia abbia il «minor tasso di omicidi del mondo, ma preoccupa la violenza di genere». Tabelle alla mano, infatti, «i femminicidi sono diventati più numerosi» pur nel contesto del generale calo del più grave dei delitti. Le donne uccise sono state 132 nel 2017 (sul totale di 375 omicidi), 141 nel 2018 (totale 359), 111 nel 2019 (su 315) e 112 nel 2020 (su 268), con una percentuale ormai arrivata al 42%.
Gli strascichi del caso Palamara. Lo scandalo suscitato dall’inchiesta di Perugia su presunti favori e nomine continua ad amareggiare le 8.500 toghe italiane. Il doveroso accertamento delle responsabilità di singoli magistrati, avverte il vicepresidente del Csm David Ermini, non deve trasformarsi in un modo per liquidare fatti dolorosi e inquietanti all’interno di una spiacevole parentesi da dimenticare in fretta. Occorre, chiede Ermini, «una vera e propria rifondazione morale che coinvolga tutta la magistratura».