È il primo agosto del 2019 quando al largo della Libia avviene un primo soccorso, subito seguito da un secondo intervento, da parte della nave spagnola Open Arms. Vengono salvate 124 persone in tutto. Già il 2 agosto è richiesto un porto di sbarco all’Italia, ma nello stesso giorno alla nave è applicato il decreto sicurezza bis e il divieto di entrare in acque italiane. Dopo il trasferimento per motivi medici di due persone e di un loro familiare, a bordo rimangono 121 persone: tra loro 32 minori, di cui 28 non accompagnati.
Il 9 agosto i legali di Open Arms, dopo aver depositato un ricorso presso il tribunale per i minori di Palermo in cui si chiede di sbarcare le persone, presentano una denuncia per verificare se con il blocco delle persone a bordo non si stia compiendo un reato.
Il 10 agosto viene effettuato un terzo salvataggio di 39 persone, mentre continuano i trasferimenti a causa delle condizioni di salute delle persone. Il 12 agosto il tribunale dei minori di Palermo riconosce che si starebbe configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori, e chiede spiegazioni al governo. Passano 24 ore e i legali di Open Arms intervengono di nuovo, presentando un ricorso al tribunale amministrativo (Tar) del Lazio contro il decreto sicurezza bis, emanato dal ministero dell’interno e cofirmato dai ministri dei trasporti e della difesa. Il 14 agosto il Tar del Lazio sospende il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, accogliendo il ricorso presentato dall’Ong spagnola: la nave fa rotta verso l’Italia, ma comunque non riceve un porto di sbarco. Il 16 agosto viene presentato un nuovo esposto alla procura di Agrigento per omissione di atti d’ufficio e altri reati. Intanto a bordo cresce la tensione, diverse persone sono trasferite per motivi medici, alcune si gettano in acqua per la disperazione. Il 20 agosto dopo diversi trasferimenti il procuratore di Agrigento sale a bordo della nave e dopo un paio d’ore decide di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d’urgenza della nave, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con 83 persone a bordo.
A novembre Salvini viene indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio. A febbraio il tribunale dei ministri chiede al Senato l’autorizzazione a procedere. A maggio la Giunta per le immunità la respinge, l’Aula la approva. Ora il Gup di Palermo dovrà fissare l’udienza preliminare in cui sarà chiesto il processo o il proscioglimento dell’ex ministro. Come riportato anche da Internazionale, infine, che secondo il tribunale dei ministri, Salvini avrebbe agito in autonomia, in contrasto con il presidente del consiglio Giuseppe Conte, «sin da quando, apprendendo dell’intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all’inizio del 2019, adottava nei confronti di Open Arms, d’intesa con i ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, il decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l’evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di difficoltà del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando».
I giudici avevano allegato alla richiesta di autorizzazione un carteggio tra Conte e Salvini, mostrando che il presidente del consiglio «il 16 agosto rispondeva a una missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali (in effetti vi aveva già fatto ingresso) e potendo, dunque, configurare l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti della Open Arms, indipendentemente dalla loro età. Invitava, dunque, il ministro dell’Interno ad attivare le procedure, già attuate in altri casi consimili, finalizzate a rendere operativa la redistribuzione».
A luglio 2020 il Senato vota per mandare Salvini a processo (l'immunità parlamentare era scattata perché le indagini riguardavano le sue azioni da ministro). A gennaio 2021 si svolge l'udienza preliminare e il 17 aprile arriva il rinvio a giudizio di Salvini. Da quel momento è iniziato il corso regolare del processo.