Famiglia, il mondo delle associazioni torna in pressing. La 'carta acquisti' prevista dalla legge di stabilità va subito resa operativa. Ma deve essere il primo passo e non un punto di arrivo di politiche familiari il cui obiettivo principale resta quello di un fisco amico di chi fa figli. Dopo l’approvazione a dicembre di un emendamento alla manovra, la card che potrà favorire l’accesso a sconti e promozioni dei nuclei più numerosi attende un regolamento attuativo. In teoria doveva essere pronto in tre mesi. In realtà pare che il varo non sia imminente. La questione ora è nella mani del neo-nominato ministro agli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa. Si tratta di «uno strumento fondamentale per dare un segnale di grande attenzione alle famiglie numerose, contiamo si crei un circolo virtuoso con gli operatori economici che decidono di investire e di puntare sul 'brand famiglia'», ha affermato l’esponente del governo in una conferenza stampa alla Camera alla quale ha partecipato anche il sot- tosegretario al Lavoro Luigi Bobba. Animatore dell’iniziativa Luigi Sberna, deputato di Demos-Cd e 'padre' della Carta Famiglia come primo firmatario dell’emendamento alla manovra. Tutte le associazioni intervenute hanno sottolineato gli enormi problemi economici, sociali e culturali derivanti dalla crescente denatalità. E la necessità di una radicale inversione di rotta (spesso promessa ma mai intrapresa) nelle politiche pubbliche, a partire da una riforma fiscale che regoli la tassazione in base al numero dei figli. Nel sistema attuale, dove le famiglie non godono di un fattivo riconoscimento, la Carta è da una parte misura di sostegno concreto, dall’altra strumento anche simbolico per riportare la questione in primo piano. La Card non è finanziata dallo Stato e non prevede erogazioni in denaro. È il mezzo attraverso il quale accedere ad agevolazioni sull’acquisto di beni o servizi e riduzioni tariffarie, attraverso convenzioni con i soggetti pubblici o privati che vorranno convenzionarsi (anche per valorizzare la loro scelta pro-famiglia). È destinata ai nuclei con tre o più figli: in Italia sono solo l’8% del totale ma quelli dove è più diffusa la povertà. L’accesso sarà regolato in base al reddito Isee. Sberna chiede che si fissi una soglia abbastanza alta per inglobare gran parte delle famiglie, «altrimenti è una presa in giro», aggiunge promettendo di «incalzare l’esecutivo affinché tempi e modalità siano rispettati». Secondo l’onorevole Gianluigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, la carta famiglia è una prima risposta utile «all’inverno demografico che il nostro Paese sta vivendo», anche se è necessario «aggredire lo zoccolo duro della disuguaglianza fiscale». L’esempio francese, dove l’indice di natalità è nettamente superiore a quello italiano grazie a politiche ad hoc attive da decenni e nonostante la diffusa laicità, deve far riflettere, ha spiegato. Chiaro anche il messaggio lanciato Giuseppe Butturini, presidente dell’Associazione famiglie numerose: «In tempi brevi si deve arrivare all’approvazione di norme che favoriscano la defiscalizzazione, perché i costi affrontati per la crescita dei figli vanno sostenuti. Sarà un lavoro lungo che comporterà una svolta culturale». In questo senso la Carta famiglia «è qualcosa che può cambiare strutturalmente le cose perché facilita il passaggio da un concetto assistenziale a un altro di tipo promozionale. Sulla stessa linea Maria Grazia Colombo del Forum famiglie, secondo la quale la Carta dice a tutti che la famiglia «deve essere trattata come un soggetto culturale, economico e politico che produce ricchezza».