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Al 17esimo giorno consecutivo di rincaro dei carburanti è chiaro che il deterrente pensato dal governo per ovviare al problema è del tutto inefficace e l’obbligo di esporre il prezzo medio ai distributori non ha impedito alla benzina self in autostrada di arrivare ieri a quota 2,019 euro al litro (il 14 era a 2,015). Un bilancio negativo che offre il fianco di Palazzo Chigi agli attacchi delle opposizioni e alle proteste delle associazioni, tra cui anche quelle del Codacons, che ha presentato una denuncia nei confronti del ministero dell'Economia per appropriazione indebita e speculazione da aggiotaggio con diffida a congelare i 2,2 miliardi di euro di accise incamerati solo nell'ultima settimana.
Assieme alla benzina è salito anche il gasolio self che, sempre in autostrada, è arrivato a 1,928 (era a 1,921 alla vigilia di ferragosto), il Gpl servito è rimasto invece stabile a 0,842 euro, così come il metano (1,528 euro). Fuori dalla rete autostradale le cose vanno un po’ meglio, ma il risparmio, almeno in alcune regioni, è piuttosto trascurabile. Il prezzo medio più alto è ancora in Puglia, 1,969 euro a litro, e il più basso nelle Marche (1,924 euro al litro). Costi elevati in modalità self anche in Calabria (1,967 euro al litro), in Basilicata (1,966), in Liguria (1,965), in Sardegna (1,962).
La situazione però non sembra preoccupare l’esecutivo e anzi per il ministro Adolfo Urso «i prezzi sono saliti meno di quanto avvenuto alla fonte e, se si tolgono le accise, si vede che il prezzo industriale dei carburanti in Italia è inferiore a quello di Francia, Germania e Spagna».In particolare il responsabile del dicastero delle Imprese accusa l'Opec e le scelte fatte nel taglio della produzione che hanno fatto salire i prezzi. «I prezzi dei carburanti hanno cominciato a salire da quando l'Opec+, il cartello dei paesi arabi alleati con la Russia ha cominciato a tagliare la produzione per far salire i prezzi del barile - spiega - Un aumento che si scarica sul consumatore». Inoltre conferma che non c'è all'orizzonte alcun taglio delle accise, perchè i 12 miliardi neessari ogni anno a questa operazione serviranno per il taglio del cuneo fiscale. «Il presidente Draghi prese quella decisione in un momento eccezionale», marca la differenza il ministro. «Il governo Meloni ha preferito utilizzare quelle risorse per il taglio del cuneo fiscale, per i salari più bassi e le famiglie più numerose», spiega ancora Urso.
«È davvero incredibile – è stata la replica del Codacons affidata a una nota diffusa il giorno precedente a queste parole – assistere alla scena di un governo che arriva a fare i conti senza le accise, nel goffo tentativo di convincere i cittadini che la situazione è sotto controllo. Tutto questo mentre gli italiani si ritrovano dissanguati alla pompa. Qualcuno deve ricordare al governo che le famiglie non pagano il prezzo depurato dalle accise ma quello reale». Anche Federcontribuenti si è fatta sentire, nella convinzione che «il prezzo della benzina può calare di 20 centesimi senza conseguenze negative per le casse dello Stato», mentre a breve – hanno annunciato i vertici – lancerà una «operazione verità sulla composizione del prezzo».
Scontati gli affondi delle opposizioni, a cominciare dal Pd che con Anna Ascani ha sottolineato «l’imbarazzante assenza di qualsiasi iniziativa del governo per bloccare l'aumento spropositato dei carburanti». Per Maria Stella Gelmini di Azione «i prezzi alle stelle fanno a pugni con le promesse anti-rincari fatte dal governo» mentre «eliminare il taglio delle accise sui carburanti previsto dal governo Draghi, non è stata la mossa giusta». Di «annunci irreali» ha parlato invece il senatore Stefano Patuanelli del M5s, ma ancor più duro è stato l’ex grillino di lusso, Alessandro Di Battista, tornato ad attaccare l’esecutivo per una «vergognosa» quanto «evidente speculazione».