lunedì 6 gennaio 2014
​Il cardinale, arcivescovo di Napoli, torna sulla tragedia dell'inquinamento: non si può continuare a respirare e a bere ogni giorno aria e acqua al veleno. Invito all'accoglienza degli stranieri.
La lettera appello dei vescovi campani
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«Ogni giorno che passa è un ulteriore avvelenamento, quindi pericolo e causa di malattie per i nostri giovani, gli anziani e tutti. Non si può attendere». Il cardinale Crescenzio Sepe è tornato oggi, in occasione della celebrazione dell'Epifania, a parlare della tragedia della Terra dei fuochi. «Se si respira un veleno - ha aggiunto - non è che si può attendere perché quel veleno lo si respira giorno per giorno e l'acqua, se inguinata, si beve giorno per giorno». Parole che fanno seguito alla lettera appello dell'altro giorno firmata dal cardinale Sepe e da tutti i vescovi della Campania che affrontava con forza l'argomento della devastazione legata al inquinamento causato dalla criminalità senza scrupoli. L'arcivescovo di Napoli ha ricordato che l'Epifania è la festa dei popoli e che «dobbiamo ancora imparare a vincere i pregiudizi». Poi ha parlato degli stranieri presenti nel nostro Paese e del dramma dei barconi che attraversano il mare carichi di disperati in cerca di pace e di una possibilità di vita. Sepe, infine, ha fatto riferimento alla necessità di «leggi giuste, di accoglienza, mai discriminatorie che facilitino l'integrazione». Integrazione che deve essere consentita e facilitata «in ogni campo: economico, sociale, politico, religioso».
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