Niente condanna, anzi è
probabile che il 3 giugno il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa
elimini la "forte riserva" sulle condizioni delle carceri italiane. Una "riserva"
attivata dalla dura sentenza -pilota “Torreggiani più altri” dell’8 gennaio
2013, con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo (emanazione del
Consiglio) condannò l’Italia a risarcire con 100mila euro ciascuno sette
detenuti perché erano stati reclusi in celle troppo piccole, senza acqua calda,
non adeguatamente ventilate e illuminate. Insomma, missione “quasi compiuta” quella
del ministro della Giustizia Andrea Orlando, oggi a Strasburgo per esporre al
presidente della Corte Dean Spielmann il lavoro fatto finora contro il
sovraffollamento carcerario. “Quasi”, perché anche se a Strasburgo hanno
riconosciuto che "l’Italia sta andando nella giusta direzione" (parole
del vicesegretario del Consiglio Gabriella Battaini Dragoni), verrà comunque
mantenuto un monitoraggio costante sull’attuazione delle misure prese e
soprattutto sui risultati. Mercoledì prossimo scadeva il termine ultimo
concesso dalla Corte al nostro Paese per mettersi in regola con i prescritti
parametri di vivibilità delle strutture penitenziarie. Ma a questo punto il
rischio di una valanga di condanne a risarcire migliaia di detenuti (sono oltre
6.800 i ricorsi presentati) è quanto meno congelato. Orlando, tuttavia, resta
cauto: "Ho illustrato le innovazioni normative e amministrative che a nostro avviso
consentiranno al Paese di uscire dalla situazione di emergenza. La Corte ci ha
ascoltato e poi si dovrà pronunciare".