giovedì 24 aprile 2014
Sotto accusa le cure mediche, risarcito un detenuto. Il Dap: situazione migliorata. Il ministro Orlando: emergenza sovraffollamento è rientrata.
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​L'Italia è stata condannata ancora una volta a Strasburgo per trattamento inumano e degradante dei detenuti nelle carceri. L'associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri sottolinea come "ancora una volta nelle carceri italiane si viola l'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'uomo per trattamento inumano e degradante" sottolinea Antigone. Il detenuto che ha presentato ricorso, arrestato nel febbraio 2009, fu prima rinchiuso nel penitenziario di Poggioreale, posto successivamente agli arresti domiciliari, per essere riportato nuovamente in carcere - a Bellizzi Irpino - nell'ottobre dello stesso anno. "All'arrivo nel carcere di Bellizzi Irpino - racconta Antigone - lo stesso fece presente che, essendo stato sottoposto ad un intervento chirurgico che aveva provocato in lui dei gravi postumi, avrebbe dovuto essere collocato in una cella singola dotata di servizi igienici con possibilità di lavaggio quotidiano. Una situazione questa che non ha trovato riscontro immediato da parte dell'autorità penitenziaria tanto da spingere il detenuto a diversi tentativi di suicidio". Per questo i giudici hanno accolto il ricorso condannando l'Italia a risarcire economicamente il detenuto con una somma pari a 25.000 euro. Il Dap, il dipartimento amministrazione penitenziaria, ha sottolineto che la sentenza non parla di violazione dell'art. 3 della Convenzione sotto il profilo del sovraffollamento, mentre ha sanzionato l'Italia sotto il profilo del ritardo con cui furono assicurate le cure mediche ed in particolare fisiatriche al detenuto". Rispetto ad allora l'amministrazione penitenziaria ha messo in atto misure generali tese a migliorare l'assistenza sanitaria in materia. Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando è intervenuto sottolienando che "non è un problema di risorse. Il sistema è tornato sotto controllo grazie a una serie di interventi del Parlamento, attualmente si è stabilizzato poco sopra i 60mila detenuti, a fronte di una disponibilità che però resta ancora inadeguata". Secondo il ministro "bisogna lavorare sullo sviluppo delle pene alternative: nel resto d'Europa il carcere non è l'unica soluzione, ce ne sono altre più efficaci e più convenienti per la comunità. Altra ipotesi di lavoro il trasferimento dei detenuti tossicodipendenti in comunità o attuare gli accordi con gli altri Paesi perché i detenuti finiscano di scontare la pena nei loro paesi d'origine". "I detenuti di origine comunitaria nelle carceri italiane sono 4500", ha sottolineato il titolare della Giustizia.
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