Don Felice Palamara durante una celebrazione
Si alza il tiro contro i sacerdoti calabresi. E questa volta fino a mettere a rischio la vita stessa di uno di loro. Si tratta di don Felice Palamara, giovane parroco di Pannaconi, frazione di Cessaniti in provincia di Vibo Valentia che nelle scorse settimane era stato vittima di danneggiamenti alla sua auto e di lettere con pesanti minacce, che coinvolgevano anche il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro. Ma ora la violenza diventa fisica e diretta. Durante la celebrazione della Messa, oggi pomeriggio, il sacerdote al momento della comunione si è accorto che nelle ampolle dell’acqua e del vino era stata versata della candeggina. Un rischio evidente. In particolare per il parroco che soffre di asma ed è cardiopatico. Sicuramente era lui il “destinatario” del gravissimo gesto, visto che è lui che celebra la Messa pomeridiana.
Inevitabilmente la celebrazione è stata interrotta e il fatto immediatamente denunciato ai carabinieri, ingrossando il fascicolo delle minacce e intimidazioni che hanno colpito i sacerdoti di Cassaniti, paese particolarmente caldo, commissariato per le dimissioni nell’agosto 2023 del sindaco dopo che dall’operazione Maestrale Carthago erano emersi possibili condizionamenti mafiosi sull’amministrazione. Le intimidazioni nei confronti dei parroci sono cresciute negli ultimi giorni, prima di sfociare in quelle dirette nei confronti di don Felice.
Vittima il parroco di Cessaniti, don Francesco Pontoriero. Prima una lettera con esplicite minacce di morte con una lama affilata allegata. Poi un gatto morto lasciato sul cofano della sua auto con un nuovo biglietto minaccioso. Ora tocca nuovamente a don Felice.
Immediata la reazione del vescovo che già aveva espresso non solo vicinanza e solidarietà al parroco dopo le prime minacce, ma lo aveva fatto concretamente concelebrando alcune Messe proprio a Pannaconi. E anche questa volta il vescovo Attilio ha raggiunto il parroco assieme alle forze dell’ordine e poi ha reso noto un comunicato. «La Diocesi - sono ora le sue parole - sta vivendo un momento di sofferenza a causa di atti intimidatori che nulla hanno a che fare con la normale vita cristiana delle parrocchie». Per questo, aggiunge «mi appello nuovamente alle comunità cristiane perché non si lascino scoraggiare da questo linguaggio di violenza. Non dobbiamo cedere a questa logica, facendoci tentare dallo sconforto e dalla rabbia. Non possiamo accettare questo linguaggio, non dobbiamo rispondere all’odio con odio, sapendo che non è possibile dialogare davvero con chi si rifiuta di farlo».
Infine un ringraziamento «di cuore alle forze dell’ordine per la professionalità con la quale ci stanno aiutando e sostenendo in questo momento umanamente difficile, e anch’io continuerò a garantire ai miei sacerdoti la mia costante presenza perché possano svolgere il proprio prezioso servizio in favore del Popolo di Dio».
A indagare sono i carabinieri che stanno raccogliendo le immagini di alcune telecamere per individuare chi nella mattinata è entrato in chiesa per manomettere le ampolline.