Ansa
Il nuovo 'pericolo' Covid-19 giunge dal Mediterraneo? Montano le proteste in Calabria, dopo l’arrivo di 28 migranti risultati positivi al coronavirus dopo essere stati sottoposti al tampone laringofaringeo. Una notizia che da subito ha portato a diverse fibrillazioni sul territorio, destinate a varcare i confini regionali. Da un lato la solidarietà dei soccorritori, fatto usuale per le sponde calabresi durante già il tempo dell’emergenza sbarchi; dall’altro le proteste di piazza che hanno richiesto ieri persino l’intervento dell’Esercito in alcuni paesi, come Amantea nel cosentino.
Ma andiamo con ordine. Nella notte tra venerdì e sabato scorso, 70 migranti provenienti dal Bangladesh hanno raggiunto le coste di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria: tra loro, 28 sono risultati positivi asintomatici al coronavirus. La metà, 13 per l’esattezza, è stata trasferita ad Amantea, in provincia di Cosenza. La giornata di domenica è stata la più calda (e non solo climaticamente): alcuni cittadini del paese cosentino hanno impedito l’arrivo dei pullman coi migranti, persino sdraiandosi per terra. Una protesta clamorosa sedata soltanto dall’arrivo dell’Esercito e dalla vigilanza 24 ore su 24 del centro di prima accoglienza. Chi ha alimentato il filo della tensione?
Diversi movimenti sovranisti, di territorio in territorio. Ad accendere gli animi ci ha pensato la governatrice della Calabria, Jole Santelli. «Ho chiesto che il governo attrezzi una nave per la quarantena dei migranti contagiati giunti in Calabria ed il ministro dell’Interno mi ha fornito precise rassicurazioni su questo punto. Non possono arrivare sul territorio calabrese persone che ci portano il Covid». Il presidente della Regione ha riferito che «se non ci saranno risposte in tal senso, io sono anche pronta a chiudere i porti per impedire nuovi arrivi di migranti perché il mio compito è difendere la Calabria, i calabresi ed anche chi viene nella nostra Regione come turista».
Paura, rabbia o strumentalizzazione? Il dubbio è più che legittimo, visto che il balletto politico ha costretto il ministero dell’Interno a prendere una decisione repentina. Già da oggi, infatti, partirà la procedura d’urgenza messa in campo da Viminale e ministero dei Trasporti per individuare in tempi rapidi navi ad hoc dove far fare la quarantena ai migranti positivi al Covid-19. Rafforzati anche i presidi di sorveglianza delle strutture attualmente utilizzate per l’isolamento dei migranti. Nel caso il 'piano A' non funzioni, il Viminale ha già pronta un’alternativa: i migranti positivi al Covid verranno accolti a terra in strutture che danno adeguate garanzie di isolamento, come le caserme. «Non vogliamo gravare sulle comunità» ha ripetuto la ministra dell’Interno Lamorgese. Una precisazione, quella del Viminale, che separa nettamente l’attenzione necessaria dalla speculazione emersa nelle ultime ore. Non c’è alcun nesso, infatti, tra la diffusione epidemiologica del coronavirus in Calabria con l’arrivo di persone straniere provenienti da aree ad alta contagiosità. Il principio è lo stesso utilizzato coi fuorisede che raggiungono il territorio calabrese. Basti ricordare che fu proprio Jole Santelli ad anticipare il governo in tema di riapertura anticipata degli esercizi pubblici.
Insomma, il Covid-19 si combatte con la gestione dei casi, come la Calabria ha fatto in pieno lockdown, ma senza cadere nella trappola delle invasioni. Sia che queste giungano dal Nord del Paese (come accaduto a cavallo tra maggio e giugno) che dai Paesi stranieri (come nel caso del Bangladesh, nazione di partenza dei 70 migranti accolti sulle coste reggine). Oggettivamente il clima in Calabria è rovente. Ma una larga fetta di popolazione reputa opportuna l’operazione di salvataggio e al contempo richiede uno sforzo straordinario da parte del Governo nazionale per supportare la Regione in una gestione straordinaria di questa 'emergenza nell’emergenza': in questa ottica va l’ipotesi di ospitare i migranti positivi all’interno di caserme dismesse a Roma.
A Roccella Jonica, costa d’approdo dei migranti positivi, tira – però – un’altra aria. Messi precauzionalmente in quarantena i soggetti che hanno soccorso i migranti, oggi, il Comune sta assistendo i minori migranti risultati positivi al coronavirus «assistiti da due interpreti volontari che condividono con loro il regime di quarantena e che si occupano, su base esclusivamente volontaria, di provvedere alla distribuzione di alimenti e bevande agli ospiti della struttura». Insomma alle proteste politicizzate risponde, ancora una volta, il volontariato silenzioso e sempre presente. Paura da contagio, proteste in piazza e volontariato, dicevamo. Ma la vera partita si sposta a Bruxelles dove la Ue ha commentato quanto accaduto. La Commissione europea è al fianco del-l’Italia ed è pronta a supportare le autorità italiane nella gestione dello sbarco di migranti che sono risultati positivi a Covid-19, come conferma la commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson durante una videoconferenza promossa proprio dal Viminale. «Sappiamo che la situazione è complicata – ha detto la commissaria europea – ma la Ue è pronta a fornire un grande sostegno ed è qui per dare il suo supporto».