sabato 24 settembre 2016
​Iniziativa della comunità bresciana, che poi ha voluto consegnare la cifra raccolta alla Chiesa cattolica perché la consegni a chi ne ha bisogno. Dialogo interreligioso coi fatti. (Lorenzo Rosoli)
Colletta dei musulmani per i terremotati
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"Le bombe non distinguono fra cristiani e musulmani. Così i terremoti. Uniti nella condivisione del dolore, vogliamo esserlo anche nella solidarietà". Con queste motivazioni la comunità della moschea di via Corsica, a Brescia, con altri centri islamici della città e della provincia, ha fatto una colletta per i terremotati dell’Italia centrale, decidendo di affidare il ricavato alla Chiesa cattolica. La consegna delle offerte è avvenuta venerdì, nel tardo pomeriggio, al Centro migranti della diocesi lombarda in un clima di fraternità. A ricevere la delegazione islamica, i responsabili di alcuni uffici diocesani: padre Mario Toffari e Tomasino Ferlinghetti (Migranti), don Carlo Tartari (Missioni) e don Claudio Zanardini (Dialogo interreligioso). A dar voce alle ragioni profonde del gesto dei musulmani di Brescia, Omar Ajam, siriano.

Parole per ribadire la fede nel Dio unico e creatore, che chiama gli uomini alla compassione e al reciproco aiuto. Parole per offrire un gesto che rispecchia e rinnova uno dei cinque pilastri dell’islam: l’elemosina. Che tutto questo accada in quel tempo di grazia che è l’Anno Santo straordinario della misericordia proclamato da papa Francesco, getta una luce ulteriore su quanto accaduto a Brescia. La somma raccolta sfiora i 4.200 euro, ai quali si aggiunge un’altra somma di 500 dollari. «È solo una goccia nel mare dei bisogni, lo sappiamo, ma speriamo possa dare anche solo un piccolo sollievo ai terremotati», ha detto Ajam a nome dei donatori. Che nella quasi totalità sono immigrati. E non nuotano certo nell’oro. Ma hanno mostrato, con questo gesto, come il dialogo non sia un campo riservato agli addetti ai lavori, bensì possa essere una dimensione feconda al cuore della vita quotidiana, della trama di relazioni, incontri, circostanze che viviamo ogni giorno. Compresa la preghiera e il culto. Com'è accaduto nelle scorse settimane, quando il Coordinamento dei centri culturali islamici di Brescia e provincia, condannando l'attentato di Rouen, invitò i fedeli musulmani a ricordare nella preghiera padre Jacques Hamel, il «fratello sacerdote uomo di fede» ucciso a Saint-Étienne-du-Rouvray.

Un gesto eloquente e commovente, quello dei musulmani bresciani verso i terremotati del Centro Italia: così l’ha definito padre Toffari. Un gesto in apparenza piccolo, ma di quelli che fanno la storia, dal basso, e che i mass media devono far conoscere. Un gesto che ci aiuta a valorizzare quello che siamo davvero, a camminare nella diversità ma insieme, ha aggiunto don Tartari. «Sì, vanno bene le commissioni miste teologiche e tutto il resto, ma il dialogo interreligioso ha bisogno di passare nella quotidianità facendosi accoglienza, ascolto, servizio – incalza don Zanardini –. Più che incagliarsi nella ricerca di quel che divide, abbiamo bisogno di scoprire nella vita di ogni giorno quello che unisce. Come accade nei gesti di carità verso chi soffre». Dopo l’incontro al Centro migranti, tutti al bar sulla piazza di fronte alla curia per un caffè insieme. Don Zanardini guarda Omar Ajam. E riflette: «È siriano. Il suo popolo sta vivendo sofferenze indicibili. Eppure si preoccupa dei terremotati italiani». Benvenuti a Brescia, dove la fede nel Crocifisso Risorto e la fede nel «Misericordioso e Compassionevole» si fanno "incontro", aprendo porte e suscitando gesti che possono sconfiggere – per dirla col papa Francesco del recente incontro di Assisi – quel «paganesimo dell’indifferenza» che morde e inchioda i nostri cuori.
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