Palermo ricorda le vittime della strage di via D'Amelio (Fotogramma)
Giornata davvero intensa quella di oggi, nel 27esimo anniversario della strage di via D'Amelio, per ricordare Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. La prima volta senza Rita Borsellino, morta lo scorso ferragosto.
«Quest'anno mi riesce più difficile partecipare alle celebrazioni perché non c'è Rita - ha detto detto il fratello Salvatore - ma sono felice che, per la prima volta, questo anniversario sia stato programmato insieme dal movimento delle Agende rosse e dal Centro studi Paolo Borsellino. Per me non si tratta solo di fare memoria, ma di lotta perché ogni volta dobbiamo ricordare che a ucciderlo non è stato il nemico, bensì il fuoco che proveniva dalle sue spalle, da chi doveva combattere insieme a lui. Per questo per me memoria significa lotta».
In via d'Amelio, alle 9, l'omaggio del presidente della Regione, Nello Musumeci, e poi fino 13 un lungo momento, di quelli che piacevano a Rita, dedicato ai bambini «Coloriamo via d'Amelio: il 19 luglio per i cittadini di domani», con animazione, laboratori, letture a cura del «Centro studi Paolo e Rita Borsellino», in collaborazione con gli studenti del Corso di laurea in Scienze della Formazione primaria Uke, Nati per leggere Sicilia, Laboratorio Zen insieme, Associazione «Il Quartiere» di Monreale, Centro di animazione territoriale «San Giovanni Apostolo», Centro «Santa Chiara», Associazione Lievito, Emmaus Palermo, campo estivo Coni «Sport: un diritto per tutti», «Casa di Paolo».
Non molto distante, alle 10.30, dibattito nel chiostro della questura con il capo della polizia Franco Gabrielli, presente anche alle 15 alla deposizione di una corona d'alloro per i caduti, presso la caserma Lungaro.
Nel primo pomeriggio, dalle 14.45, l'iniziativa «Orfani di Stato«, con interventi dal palco dei familiari delle vittime della strage di via d'Amelio e dei familiari delle vittime di mafia, tra cui Vincenzo Agostino, Angela Manca, Stefano Mormile, Brizio Montinaro, Rosaria Scarpulla e Francesco Vinci.
Poi tutto si ferma per il minuto di silenzio, alle 16.58. A seguire Salvatore Borsellino recita la poesia «Giudice Paolo« di Marilena Monti; alle 17.30 «Testimoni di ingiustizia«, con Piera Aiello, Ignazio Cutrò, Gianfranco Franciosi, con gli studenti dell'Ipia «Emanuela Loi« di Sant'Antioco (Caltanissetta); alle 18 l'incontro «Verità di Stato, Verità di tutti?« con i magistrati Roberto Scarpinato, Giuseppe Lombardo e l'avvocato Fabio Repici. Modera Giuseppe Lo Bianco; alle 21.45 la presentazione del libro «Paolo Borsellino - Cosa nostra spiegata ai ragazzi«, con Salvatore Borsellino e Marco Lillo (Il Fatto Quotidiano).
In serata una fiaccolata promossa dal Forum 19 luglio, da piazza Vittorio Veneto a via D'Amelio.
L'arcivescovo Lorefice: lo Stato non deve abbassare la guardia
C'è «l'urgenza, la necessità che le istituzioni, in particolare lo Stato, non abbassino mai la guardia e che ci aiutino a credere ancora nella giustizia e a sostenere gli operatori di giustizia perché ci sono ancora, grazie a Dio». L'appello arriva dall'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.
«A volte, - dice Lorefice a Radio Vaticana - c'è un antimafia da ostentazione ma questa è gente che ha fatto sul serio con lo Stato, con le istituzioni: le ha servite con grande fedeltà perché voleva servire volti e uomini concreti. Ecco perché è necessario tenere alta la guardia e realmente sostenere gli uomini che ancora oggi su questo fronte riescono a rimanere liberi e a dire una parola di liberazione».
«Senza dubbio- annota ancora il presule - il 19 luglio è una data che resterà segnata non solo nel cuore dei palermitani ma nei cuori di ogni uomo che è un ricercatore di giustizia. È una data che ci deve far fare memoria affinché possiamo sempre custodire il prezzo di questo sangue che è un prezzo molto alto. Dobbiamo custodire il significato di questo sangue. Uomini come Borsellino, come Falcone, infatti, ci dicono che dobbiamo prendere tutti parte alle vicende della città umana perché la convivenza umana sia costruita non su logiche di potere e di profitto ma sia segnata invece da una prospettiva di felicità che deve raggiungere tutti. Ecco il motivo perché Paolo Borsellino si è sempre battuto: perché se non c'è giustizia gli uomini vengono sopraffatti da altri uomini e quindi si produce sofferenza, sangue».