sabato 27 gennaio 2024
La consigliera dem silurata a Verona per l'astensione alla legge di Zaia sul fine vita attacca: contro di me una forzatura, non polemizzo ma un chiarimento con Schlein sarebbe utile
La consigliera regionale veneta Anna Maria Bigon

La consigliera regionale veneta Anna Maria Bigon - .

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Quello che chiede di scongiurare è di aprire un fronte polemico. Il giorno dopo la sospensione dalla carica di vicesegretaria provinciale di Verona, Anna Maria Bigon, la consigliera dem veneta che con la sua astensione ha contribuito alla bocciatura della legge regionale sul suicidio assistito voluta dal governatore Luca Zaia, non rinnega la sua scelta, ma conferma l’intenzione di continuare la propria battaglia nel partito: «Sono nel Pd anche per determinati valori che devono essere portati avanti, come dice lo Statuto».

Si aspettava la sanzione?

A dire la verità, non mi aspettavo di arrivare fino a questo punto. Sapevo che poteva essere l’inizio di una discussione, però davo per scontato che la questione da me posta non era solo di principio, ma anche supportata da fatti.

È entrata nel merito?

Mi occupo di sanità da anni, per cui il mio voto è motivato da uno dei temi che seguo da sempre, quello delle cure palliative. Come si può essere liberi di decidere nel momento in cui si deve sopportare una sofferenza atroce? Certo, non bisogna mai abbandonare nessuno. Bisogna accompagnare il malato terminale e prenderlo in carico. Nel mio voto c’è stata libertà di coscienza e un’altra questione, messa in evidenza anche dal presidente emerito della Corte costituzionale Flick, ovvero che la competenza in materia di diritti inviolabili è del Parlamento, del legislatore nazionale, non regionale.

C’è una sentenza della Consulta che chiede di legiferare.

Sentenza chiara: si può essere d’accordo o no, ma la legge va fatta.

Nella scorsa legislatura si era trovata una sintesi nel testo Bazoli.

Certo, e si deve ripartire da lì. C’erano precisazioni molto importanti come la necessità di aver compiuto la maggiore età, il fatto – come dice la sentenza – di essere tenuti in vita da apparecchiature. Quel testo metteva come pre-requisito l’accesso alle cure palliative ed era il frutto di un compromesso di mediazione tra varie aree.

Con il suo voto ha spiazzato il Pd?

A livello regionale il voto secondo coscienza l’avevo condiviso subito: avevo detto che non ero d’accordo con quella legge e che avrei esercitato il mio diritto di libertà di coscienza. La mia scelta era stata condivisa e accettata, il mio voto non è stato una sorpresa.

Schlein si aspettava l’uscita dall’aula?

Tutti sono partiti dal presupposto che sarei potuta uscire dall’aula, ma la libertà di coscienza deve valere anche quando il voto non è ininfluente. Se fossi uscita sarebbe stata una scelta di testimonianza che non avrebbe inciso, disciplina di partito. Io non mi sento di essere andata contro il partito, ma rappresento i miei elettori.

È stata contattata da Roma?

No.

Vorrebbe chiarirsi con la segretaria?

Credo che all’interno dello stesso partito potrebbe essere molto utile, ma al momento non ho ricevuto nessuna telefonata.

Però ha ricevuto grande solidarietà dall’area cattolica democratica. Se l’aspettava?

Mi dà tanta forza, faccio parte di questo gruppo e credo sia fondamentale portare avanti i valori fondanti del Pd, che nasce dalla fusione di due sensibilità.

Si sente sempre parte del Pd?

Assolutamente sì. Mi assumo la responsabilità della mia scelta e continuo a portare avanti le mie battaglie. Ho sempre lavorato nell’interesse del partito e della gente che ci ha votato. Mi sono sempre battuta per la sanità pubblica, la tutela dell’ambiente, il diritto allo studio, la gratuità dei servizi. E ora mi revocano per un voto deciso in base alla mia competenza.

Crede che sia una forzatura?

Ne prendo atto, non ho alcuna intenzione di polemizzare. È arrivata questa revoca con una mail del segretario, senza nessuna telefonata di spiegazione o di avviso. È capitato più volte di non seguire l’indicazione del capogruppo. Ma se parliamo di linea politica, la linea era quella nazionale, quella della legge parlamentare.

Il 5 febbraio ci sarà un confronto nella direzione regionale.

Vedremo come andrà. Da noi c’è sempre stato il confronto. E in questo caso mi sarei aspettata una discussione interna, poi all’esterno il Pd avrebbe dovuto portare avanti la battaglia, ma nei confronti della Lega che si è mostrata indebolita

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