Anna Maria Bigon - Ansa
Anna Maria Bigon, la consigliera regionale che con il suo voto (di astensione) in dissenso dal Pd fu determinante per la bocciatura della “legge Zaia” sul fine vita, è stata destituita dall'incarico di vicesegretario provinciale dei dem di Verona. «È una mia scelta, una scelta politica» spiega il segretario provinciale, Franco Bonfante, e anche un «atto di trasparenza» nei confronti degli elettori. «Non ho condiviso la decisione di Bigon - spiega -, specie nel metodo. Non si poteva far finta di nulla. Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l'uscita dall'aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa».
Bonfante sostiene che «consiglieri e consigliere di centrosinistra, componenti di importanti comunità religiose cattoliche, hanno votato a favore della proposta di legge, spiegandone le ragioni con interventi di grande spessore e profondità in riviste cattoliche. Rilevo altresì che nella mia esperienza decennale di consigliere regionale e di vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto mi sono trovato in alcuni casi in dissenso rispetto al mio gruppo, ma ho sempre votato quello che il gruppo a maggioranza decideva, pur su temi che potevano essere considerati sensibili, perché è così che ci si comporta quando rappresenti un'intera comunità: il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta, non è meno importante del rispondere alla propria coscienza, che riguarda se stessi». Bonfante si è assunto personalmente l'intera responsabilità della scelta riguardante Bigon: «Non voglio coinvolgere nessun altro dell'esecutivo, della direzione o del partito al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi ed organi competenti».
«Principi e valori da riconoscere»
«Prendo atto per l'affetto alla comunità del Partito Democratico - la dichiarazione rilasciata da Bigon -. Sono nel Pd non per avere l'incarico di vicesegretario ma per i principi e valori che lo statuto sancisce e che vorrei fossero riconosciuti. Ribadisco che la scelta di garantire diritti ai malati deve essere fatta in maniera diversa, con leggi nazionali o delibere sanitarie specifiche, per evitare diritti diversi ai cittadini a cui va garantita in ogni caso la qualità delle cure palliative». E ancora: «Le cure palliative sono uno strumento per la vita, per l’alleviamento delle sofferenze dei malati, per un loro libero esercizio su modi e tempi di conclusione della propria vita. Mi è stato chiesto di uscire dall’aula. Credo che la libertà di scelta che il Partito democratico prevede, consente l’espressione di un libero pensiero e non soltanto quando esso è ininfluente. Se fossi uscita, anziché astenermi al voto, avrei ridotto il mio comportamento alla dimensione di pura testimonianza. La giunta Zaia ha sbagliato e la destra non sceglie la via maestra in parlamento. Forse come pd dovremmo parlare dei 25 voti mancati a Zaia più che della mia astensione».
«Decisione sconcertante» e «brutto segnale»
«Ciò che sta accadendo nel Pd di Verona è a dir poco sconcertante» ha commentato in un lungo post su Facebook Pierluigi Castagnetti, uno deri padri nobili dei cattolici democratici nel Pd. «Anche perché dubito che il tutto avvenga all’insaputa di organi “superiori”. In ogni caso è rivelatore di una cultura del rispetto della libertà di coscienza di una propria tesserata che, in veste di consigliera regionale, ha osato avvalersi del diritto che la Costituzione riconosce a tutti i legislatori di non essere sottoposti a vincolo di mandato». Per il senatore Pd, Graziano Delrio, la revoca dell'incarico a Bigon è «un brutto segnale». Sottolineando che «resta inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee e non può essere accettato». Anche per Stefano Lepri e Silvia Costa, le scelte del segretario Bonfante «appaiono irragionevoli» e Osvaldo Napoli, dsella segreteria nazionale di Azione, ricorda che «il Pd cancella la libertà di coscienza, quando il Pci la riconosceva». «Non ho personalmente condiviso la decisione di Anna Maria Bigon ma su un tema come il fine vita nel Partito democratico l'esercizio della libertà di coscienza non può essere punito. Rispetto l'autonomia del livello provinciale, ma chiedo al segretario del Pd veronese di ripensarci», ha scritto su X Debora Serracchiani.