Sono cambiati i toni con cui Bersani interloquisce col Professore. In due ore di intervista a
Porta a Porta inanella una serie di critiche: dall’assenza della parola "esodati" nell’agenda Monti all’accusa di "guardare dall’alto" il ruolo dei sindacati che per il segretario Pd "non sono affatto
un intralcio alle riforme". Fino alla prospettiva "meno
probabile" del premier uscente al Quirinale dopo l’operazione
’non felice’ di ’salire in politica’.
Il leader Pd abbassa
i toni e, spiega che "se si vince con
il 51 per cento, bisogna ragionare come se si avesse il 49 per
cento" perché la situazione dell’Italia richiede la
collaborazione di più forze. Questo non toglie che per Bersani "il premier e’ il leader della coalizione vincente" e, se non ci sarà maggioranza al Senato, "sarà il presidente della Repubblica a dirigere il
traffico" e il candidato premier del centrosinistra confida
che si troverà un accordo che eviti le urne anticipate.
Ma è sull’Imu che si alzano i toni. Bersani lo definisce "un calice amaro" dovuto ai vincoli "stringentissimi" che Berlusconi firmò per
il pareggio di bilancio nel 2013. E propone di cancellare
l’imposta "per chi la sta pagando intorno ai 400-500 euro" recuperando le risorse da un’imposta sugli immobili "del valore
a partire da 1,5 milioni catastali che significa 3 milioni sul
mercato", pari a 2,5 miliardi di risorse. Un'altra proposta prevede il ritocco delle
aliquote Irpef "alleggerendo quella più bassa con una
conseguente correzione di quella più alta".
Per Bersani sul rispetto dei vincoli
Ue e sulla necessità di una correzione delle politiche europee "per uscire dalla morsa dell’austerita’’, il Pd è d’accordo
con l’agenda Monti. E quella del
centrosinistra Bersani non teme sarà ammaccata dalle differenze
con Vendola.
Ma un cambio di atteggiamento e’ in corso anche nei rapporti
tra il Pd e Monti dopo che, osserva Bersani, il Prof ha assunto "toni polemici" , scegliendo di candidarsi mentre "pensavo che il premier potesse essere
molto utile al paese in funzione di terzieta". In ogni caso il Pd in caso di vittoria
aprirà a un’intesa con i centristi perché il 2013 sarà difficile. Il confronto con Monti post voto è per il
il leader Democrats l’ipotesi più probabile rispetto a intese
con il movimento di Ingroia che bacchetta perché sulla
legalità e sulla candidabilità o meno delle persone "non va
bene un giudice che dice chi è buono o cattivo" perché "sono
temi di governo e non di fazione".