Silvio Berlusconi
non sarà più costretto tornare alla Fondazione Istituto Sacra
famiglia di Cesano Boscone. Se lo farà, sarà su sua iniziativa,
"per continuare l'impegno" e la sua "esperienza toccante" e non,
come ha fatto quasi tutti i venerdì dal 9 maggio scorso, per
assistere i malati di Alzheimer, come gli era stato prescritto
dal Tribunale di Sorveglianza di Milano per espiare quell'anno
di affidamento ai servizi sociali inflitto all'ex premier per il
caso Mediaset (quattro anni di cui tre condonati, fine pena l'8
marzo).
Berlusconi è arrivato alle 9, ad attenderlo la consueta
"pasionaria" (questa volta con un altro supporter) che non è mai
mancata all'appuntamento del venerdì. La variopinta signora ha
agitato palloncini, cantato inni di sua composizione al "leader
migliore di tutti". E il leader di Forza Italia,
nell'allontanarsi dalla Sacra Famiglia ha salutato i presenti
con un cenno della mano. Commenterà brevemente poi il tempo
trascorso alla Sacra Famiglia, reduce dall'Uepe (Ufficio
Esecuzione penale esterna di Milano) per certificare la fine del
suo servizio: "Mi sento riabilitato? No", ha detto. È finita?
"Non si finisce mai", ha aggiunto sorridendo.
Prima aveva commentato ufficialmente con una nota il suo
servizio nella struttura: "L'incontro con la Sacra Famiglia di
Cesano Boscone, il tempo passato con i malati, con i volontari,
con gli operatori sanitari e sociali è stata un'esperienza
toccante e ha rappresentato una pausa di serenità. Per questo
intendo continuare questa esperienza e questo impegno".
Un'esperienza che gli fa concludere: "Credo che la politica,
tutta la politica, avrebbe molto da imparare dall'umanità e
dalla dedizione che ho trovato tra coloro che volontariamente e
generosamente si dedicano alla cura di chi soffre".
Da parte sua, la Sacra Famiglia ha sottolineato che
all'interno del Nucleo Alzheimer, "Silvio Berlusconi ha svolto
le attività che generalmente può fare un volontario e per le
quali non è richiesta una specifica preparazione professionale".
"Vogliamo sottolineare - ha detto il direttore Paolo Pigni - la
massima serietà con cui la nostra struttura ha collaborato con
le istituzioni mettendosi a disposizione dell'autorità
giudiziaria per garantire che il servizio prestato dal dottor
Silvio Berlusconi si svolgesse in modo corretto. A tal
proposito, abbiamo espresso le nostre valutazioni nelle sedi
opportune secondo quanto previsto dalla legge. Dal Tribunale ci
era stato chiesto il massimo riserbo e noi lo abbiamo sempre
rispettato".
Un rispetto dovuto a Berlusconi ma soprattutto alle 20
persone del padiglione San Pietro che l'ex premier ha visto il
venerdì, "persone con perdita delle facoltà cognitive, ridotte
autonomie fisiche e funzionali e presenza di disturbi del
comportamento". "Abbiamo fatto il nostro dovere, ci siamo
lasciati con una stretta di mano. Il bilancio è stato
assolutamente positivo", ha concluso Pigni.