Scintille tra Pd e Beppe Grillo. Con il partito che - muovendosi sull’asse tra Roma e Washington, dove si trovava ieri il premier e segretario Matteo Renzi - annuncia una querela contro l’ex comico e leader del Movimento Cinque Stelle. Il motivo dell’azione legale sono le parole da lui scritte sul
blog in relazione all’inchiesta della procura di Potenza che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi. «Tutti collusi. Tutti complici», ad esempio. «Il Pd agirà in sede penale e civile contro Beppe Grillo», annuncia il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. «Grillo è un pregiudicato e conosce bene cosa significa essere condannati, ma evidentemente non se lo ricorda». Con le sue dichiarazioni ha «decisamente passato il segno», afferma Bonifazi in una nota. «Adesso basta: abbiamo il dovere di tutelare i militanti del nostro partito», conclude. A quella del tesoriere si aggiunge la voce del vicesegretario Debora Serracchiani, per la quale «gli attacchi continui, gratuiti e infamanti di Grillo offendono nel profondo il popolo del Pd». Per questo il partito sente il dovere di «difenderne l’onorabilità ». Innanzitutto «con i comportamenti quotidiani», ma - come in questo caso - anche ricorrendo «allo scudo della legge, perché i nostri iscritti e militanti non sono un bersaglio su cui tirare». Una linea di difesa basata sull’attacco - a tutela degli iscritti, simpatizzanti ed elettori dem che Renzi da Washington sposa in pieno. E vuole dare ulteriore lavoro agli avvocati anche il dem della Vigilanza Rai, Mauro Anzaldi. Il quale invita l’azienda pubblica a indagare - e poi eventualmente fare causa - sul fatto che, nella
homepagedel blog di Grillo compare un video con un servizio del Tg2 che «non rimanda, come dovrebbe avvenire, ai
server della Rai, ma ad alcuni
server interni al blog del M5S, con tanto di spot pubblicitario». Cosa che «permette a Grillo anche di guadagnarci su», a «danno del servizio pubblico.
(G.San.) © RIPRODUZIONE RISERVATA