«Le resistenze che si incontrano quando si vogliono dispiegare la forze delle liberalizzazioni e della concorrenza le conosco già». Affiora la prima grande delusione nelle parole di Mario Monti. Il piano di liberalizzazioni prima ridotto, poi quasi sparito del tutto, è la spina che offusca tutta la manovra. Agli occhi di gran parte dei partiti che sostengonoil governo e, forse, anche dell’Europa che le chiede nero su bianco nell’ormai famosa lettera della Bce.«Ha fatto marcia indietro su tutto», ironizza Silvio Berlusconi. Deluso il premier, delusi dal premier Pd e Udc. Ma Monti non si dà per vinto. «Spesso vengono superate non al primo colpo, ma con una determinazione tenace», è la promessa-avvertimento che lancia nella conferenza stampa a Palazzo Chigi.Per Confindustria, però, è «grave» che il governo abbia ceduto. Più delusa di tutti è Emma Marcegaglia, che dice «basta» a «una politica e un governo che davanti a chi protesta fa marcia indietro. In un momento così difficile - dice, chiudendo il seminario del Centro Studi di Confindustria - dove con grande coerenza lavoratori e imprese sopportano una situazione di questo tipo, ancora una volta vediamo la resistenza delle caste che dicono no alle liberalizzazioni». Una resistenza «inaccettabile, ma la cosa più grave è che questo governo alla fine ha ceduto a queste pressioni. O tutti facciamo sacrifici e viviamo di mercato oppure questo Paese non uscirà mai dai suoi problemi storici», avverte Marcegaglia: «Mi auguro che il governo cambi atteggiamento sulle liberalizzazioni».Nel Pd è un coro di delusione e di pressioni sul premier perché insista. Se ne fa garante il relatore Pier Paolo Baretta: «Bisognerà andare a una verifica, anche perché il 2012 sarà l’anno delle riforme di cui le liberalizzazioni sono una parte importante». «Sulle liberalizzazioni il Governo Monti si gioca parecchia credibilità anche in Europa», avverte l’eurodeputata Debora Serracchiani, che parla di «battuta d’arresto in uno dei punti qualificanti dell’agenda europea». Detta la linea Francesco Boccia: «Ci aspettiamo che il governo concentri in un unico provvedimento tutte le liberalizzazioni di cui i Paese ha bisogno, toccando anche santuari mai toccati, dai trasporti, alle professioni, passando per i farmaci e tutte le
utilities come gas ed energia. È soprattutto il momento - conclude Boccia - di tornare senza discussioni sullo scorporo di Snam Rete gas».E il segretario Pier Luigi Bersani, alle prese anche con rogne di altro tipo nel suo partito (dalle pensioni al mercato del lavoro) si sa quanto tenga, anche personalmente, a questo tema. Ma le sue sono parole di fiducia: «Sulle liberalizzazioni non siamo ancora a posto, aspettiamo il governo al prossimo appuntamento», concede. Ma avverte pure: «Le liberalizzazioni non possono esserci solo sul mercato del lavoro».«Le vere liberalizzazioni non sono i taxi o le farmacie», minimizza Silvio Berlusconi. Ma Idv, con il capogruppo Massimo Donadi ne fa invece uno dei punti su cui basare la mancata fiducia. E la delusione affiora anche fra chi - viceversa - l’appoggio a Monti lo aveva concesso senza se e senza ma. Il Terzo Polo chiede al governo l’impegno a presentare entro 30 giorni la legge annuale sulla concorrenza e a inserire in essa un pacchetto robusto di liberalizzazioni dei mercati dei servizi e delle professioni. Su questo Linda Lanzillotta (Api) con Benedetto Della Vedova (Fli) e Gianluca Galletti (Udc) hanno presentato un ordine del giorno che sarà discusso oggi dalla Camera, prima del voto sulla manovra. «Liberalizzare con coraggio per crescere contro le corporazioni: questa è una delle missioni fondamentali del Governo Monti», scrivono. La parte della manovra dedicata alle liberalizzazioni è «moscia», rileva per parte sua il leader di Api Francesco Rutelli. E sul tema Fli ha depositato un altro ordine del giorno collegato alla manovra in cui si chiede al governo di procedere su riforme improntate «ai principi di apertura, trasparenza e concorrenzialità dei mercati dei beni e dei servizi, senza alcuna deroga o eccezione di settore e attività».