domenica 3 aprile 2016
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Pittella: preoccupati per l’ambiente, patto con il governo per controlli a tappeto ROMA «Entrambi i filoni di indagine mi preoccupano. Ma quello sul disastro ambientale, devo essere sincero, mi fa proprio infuriare. Paghiamo fior di quattrini per tenere aggiornato il registro dei tumori e per le convenzioni con Ispra e poi qualcuno pensa di fare il furbo. Stiamo valutando con i nostri uffici legali la possibilità, quando sarà il momento, di costituirci parte civile nel processo». Marcello Pittella, governatore della Basilicata, renziano e 'fratello d’arte' (Gianni Pittella è presidente del gruppo Socialisti e democratici all’Europarlamento), vive giorni difficili. Da un lato chiamato in causa dal punto di vista politico da M5S, dall’altro pressato dalle preoccupazioni dei cittadini per la salute. «Non m’interessa delle polemiche politiche, non sono indagato, non ho fatto nulla e non vedo per cosa dovrei dimettermi. Voglio restare concentrato su come fare in modo che non si lucri sulle spalle dei cittadini facendoli ammalare. La questione ambientale richiede controlli a tappeto che abbiano immediate conseguenze. Noi ci stiamo provando, ma abbiamo bisogno dell’aiuto del governo». Non riuscite a fare i controlli? Non voglio annoiarla con l’elenco delle cose che abbiamo fatto in due anni e tre mesi e delle cose che non erano state fatte prima. Mi rendo conto che ai cittadini lucani non interessa. Stiamo cercando di implementare Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale, ndr ), anche dal punto di vista tecnologico. Ma ci sono dei limiti. Oggi non sono in condizione di mandare a fare ispezioni in un sito pericoloso. Cosa chiede? Chiediamo al governo di scrivere insieme una strategia per controllare a 360 gradi questi impianti delicati. E ci servono deroghe per assumere in Arpac personale altamente specializzato. Infine, chi svolge indagini e campionature sui siti deve essere alla stregua di un agente di polizia giudiziaria, deve avere poteri effettivi. Anche l’altro filone di indagine non è tranquillizzante, se consente... La fame di lavoro non deve essere mai il pretesto per distorcere le corrette procedure amministrative. Alla fame di lavoro si risponde con buone regole, non raggirando le regole. C’è chi parla di 'ricatto occupazionale' esercitato dai giganti dell’industria rispetto al livello politico... È chiaro che l’amministrazione rischia di soccombere se il rapporto con le compagnie è one-to-one. Se la cornice delle regole è chiara, invece, si riduce di molto la possibilità che nascano filiere deviate. A questo proposito, la politica si infiamma intorno all’ipotesi che l’emendamento che ha condotto il ministro Guidi a dimettersi sia stato una sorta di 'regalo' non disinteressato. Lei cosa ne pensa? In verità si trattava di un atto ammini-strativo quasi dovuto, che non interessa direttamente la Basilicata ma ha come sbocco naturale Taranto. Il problema non è l’emendamento, il problema è l’interlocuzione prima, durante e dopo l’emendamento tra governo, Regione Puglia e comune di Taranto. Torniamo alla Basilicata: è preoccupato per il futuro della regione? Io mi sento in un paradosso. In questi due anni i nostri indici economici sono migliorati e ci sentiamo in prima linea nel nuovo sentiero tracciato da Renzi per il Paese. Penso al turismo, ma non solo. Eppure resta nei cittadini stanchezza e delusione. Resta la percezione negativa di questa risorsa, il petrolio, che però è davvero una risorsa. Io mi sgolo a spiegare che la Basilicata non è dominata da trivelle, anzi, e che tante richieste di concessioni vengono respinte. Spiego che la produzione giornaliera è intorno agli 80mila barili, non siamo su numeri extra- large. Ma non è sufficiente. E non posso dare torto ai cittadini: intorno al petrolio doveva nascere un indotto, dovevano nascere filiere come l’agroenergetico. Non essendo state fatte queste scelte, resta nei lucani la coscienza negativa che il petrolio stia dando meno di quanto promesso. Renzi sostiene che del petrolio non si può fare a meno. Condivide? La penso allo stesso modo del premier. Bisogna insistere sulle rinnovabili, calare i consumi e ridurre la centralità delle fonti fossili con intelligenza e prudenza. Dico a Renzi: partiamo da un grosso piano di efficientamento energetico degli edifici pubblici, per iniziare ad abbattere il fabbisogno. Il referendum del 17 aprile rende più difficile parlare di energia in modo più serio e sereno? Purtroppo la prossima consultazione ha ben poco di merito e molto di battaglia politica, specie nel Pd. Io andrò a votare, ma non dico per cosa, non dò indicazioni. Dico soltanto che il quesito rimasto in piedi non vale quanto i sei quesiti iniziali, che l’esecutivo è riuscito ad evitare con aggiustamenti normativi. E che il giorno dopo il voto non cambierà niente. In Basilicata non ci sono trivelle e non ci saranno nelle 12 miglia. Il tema che andrà approfondito a prescindere dal referendum è il rapporto tra governo e regioni: a prescindere da quanto dice il nuovo dettato costituzionale, lo Stato centrale non potrà mai pensare di fare scelte senza interloquire con noi, con i Comuni, con le associazioni. Le conseguenze sono sempre negative. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il governatore: «Deroghe per assumere tecnici specializzati, e chi fa i rilievi sui siti deve avere potere di polizia giudiziaria. L’emendamento-Guidi? Un atto dovuto, è mancata l’interlocuzione istituzionale. La sfiducia M5S? Non sono indagato» Marcello Pittella
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