mercoledì 13 luglio 2011
Aziende in crisi e futuro. L’intervento del presidente Cei. Nel momento di crisi della cantieristica che esaurisce salari e livelli occupazionali, il cardinale ha auspicato «una onesta e intensa collaborazione tra pubblico e privato»
COMMENTA E CONDIVIDI
«Avolte razionalizzare vuol dire uccidere». Lo ha affermato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita che ha compiuto ieri mattina ai cantieri delle Riparazioni navali all’interno del porto. «Tutto parte da qui – ha affermato il cardinale – da questo cuore naturale e geografico che non si può cancellare da Genova e, tanto meno, ridimensionare in modo mortale perché, a volte, razionalizzare vuol dire uccidere». Un pensiero di ampia prospettiva, quello del porporato, in grado di abbracciare in generale la situazione di crisi di tante realtà italiane. Ieri era rivolto in particolare al progetto per la realizzazione di un nuovo bacino galleggiante nell’area delle Riparazioni navali, una delle parti più importanti del porto. Si tratta di un bacino capace di accogliere navi di stazza maggiore rispetto a quelle che attualmente possono essere ospitate nel porto genovese. Una nuova struttura che servirebbe al rilancio dell’economia del settore e quindi dell’intera città in un momento in cui la crisi morde la cantieristica, i salari di conseguenza si riducono, i livelli occupazionali sono a rischio e si erodono i risparmi. Servono perciò investimenti e spazi. «Se non c’è un bacino più capiente, di dimensioni sufficienti, molte cose non vengono solo ridimensionate, ma compromesse – ha sottolineato il cardinale –. E allora, vuol dire che i problemi del porto non sono i problemi di qualcuno ma di tutta la città. Mi auguro che le difficoltà, che sono oggettive, vengano superate». Il porporato ha quindi ribadito quanto già affermato alcune settimane fa, in occasione del pellegrinaggio del mondo del lavoro al Santuario della Guardia: la bellezza di Genova non può diventare la sua condanna. «Il lavoro e il suo porto, nel duplice aspetto commerciale e della cantieristica: questa è la prima, fondamentale, irrinunciabile bellezza di Genova – ha affermato –. Qui c’è il cuore pulsante, attorno al quale, negli anni, si è creata la ricchezza, il lavoro ulteriore, che scrive la storia operativa della città, con le sue ricchissime professionalità». «È la prima volta che mi avvicino così direttamente ai bacini – ha detto ancora l’arcivescovo – a questa parte così importante per tanta gente e per la città intera e sono rimasto impressionato dalle dimensioni. Eppure non sono ancora sufficienti per le esigenze attuali. Guardando e ascoltando con attenzione questo luogo mi sono detto: “Questa è la bellezza di Genova”, non solo per la sua posizione, per la sua geografia, ma anche perché la bellezza è innanzitutto il lavoro. Qui, nelle Riparazioni navali, lavorano circa duemila persone, direttamente coinvolte, ma sono molte di più per ciò che riguarda l’indotto». «Per superare le difficoltà – ha detto ancora Bagnasco – penso sia necessaria una onesta e intensa collaborazione tra pubblico e privato. Ecco perché la simpatia, la partecipazione, direi affettuosa, della città verso i problemi del porto deve accompagnare questo percorso virtuoso tra pubblico e privato». Il cardinale ha poi ricordato «la presenza, la vicinanza costante e discreta, ma concreta, della Chiesa genovese, dei cappellani soprattutto, al mondo del lavoro: «Anche la mia vicinanza è concreta e spero possa essere sentita come la strada vera che si sta percorrendo». Insieme al porporato c’erano il cappellano delle Riparazioni Navali, don Franco Molinari, e il direttore dei cappellani del Lavoro, monsignor Luigi Molinari. Ad accompagnarli, tra gli altri, il presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo, il comandante della Capitaneria di porto-Guardia costiera, l’ammiraglio Felicio Angrisano, e l’amministratore delegato dell’Ente bacini, Luigi Aligata.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: